25 Aprile, 2024

Il futuro delle spiagge. Innovare non solo è possibile, ma è ormai inderogabile

Tempo di lettura: 4 minuti

Il Veneto è uno dei territori italiani più produttivi e rappresenta, assieme a Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, il cuore economico pulsante della nostra penisola. Da sempre la Regione Veneto è l’autentico motore turistico dell’Italia, poiché ormai da anni si conferma essere il territorio leader nazionale del settore.
In termini assoluti il turismo veneto rappresenta la prima industria della Regione. Per meglio comprenderne le dimensioni e le conseguenti ricadute sociali ed occupazionali, è sufficiente ricordare come, nel periodo pre-pandemico, il PIL derivante dal comparto turistico abbia registrato numeri importanti. Nell’anno 2019 in Veneto si è registrato un numero di turisti pari a 67 milioni di presenze dei quali 32 sulla costa; un volume di affari pari a circa 20 miliardi di euro, di cui 9 riconducibili al tematismo balneare che impiega circa 200.000 addetti.

È evidente che il turismo non sia in nessun modo un’industria delocalizzabile, essendo indissolubilmente legato non solo alla bellezza e alla eterogeneità artistiche e paesaggistiche del nostro territorio, ma anche alla professionalità e alla competenza degli operatori turistici che hanno fatto della cultura dell’ospitalità e dell’accoglienza il vero valore aggiunto di questo segmento produttivo. Implicazioni profonde con il tessuto sociale delle comunità e una forte ricaduta occupazionale sul territorio fanno del turismo una forma di economia reale e tangibile nel senso letterale del termine.
La Regione Veneto riconosce nove Sistemi Turistici Tematici e Territoriali (art.11 L.R.11/2013), dei quali il comparto turistico riconducibile alla balneazione costiera rappresenta da solo, anche in condizioni di emergenza pandemica, quasi il 50% del totale. Nei due anni appena trascorsi l’imprenditoria balneare ha saputo reagire a straordinarie difficoltà in maniera veloce ed efficace, più di altri territori e di altre economie, dimostrando di essere protagonista della ripartenza e asset trainante dell’economia veneta.
Per queste ragioni mi sento di affermare che senza le spiagge non esisterebbe fenomeno turistico in Veneto e forse nemmeno nel resto d’Italia. 
Come interrogarsi allora sul futuro delle nostre spiagge? A mio avviso servono necessariamente assunzione di responsabilità trasversali e un’aggregazione di sensibilità tra loro differenti.
Da sempre gli operatori balneari del Veneto sono premurosi custodi delle spiagge; attenti a questo bene pubblico di primaria importanza, fondamentale per l’esistenza del tessuto economico, sociale ed occupazionale. D’altro canto, dobbiamo essere consapevoli del fatto che le aziende sono “proprietà private”. Realtà imprenditoriali, costruite con anni di investimenti e sacrifici, rappresentano il cuore pulsante della grande macchina del turismo della costa. Per questo, nell’affrontare gli inevitabili percorsi di evidenza pubblica per la riassegnazione delle concessioni, si dovrà tener conto di quanto fatto sin qui; non solo riconoscendo gli investimenti privati, ma anche e soprattutto valutando il know how gestionale e l’avviamento commerciale fatto negli anni passati. È fondamentale tenere conto del ruolo determinante di questi fattori per far sì che la costa veneta possa confermare l’importanza economica ed occupazionale come realtà a livello nazionale.

L’attuale situazione di incertezza in cui versa il comparto, a causa della procedura di infrazione avviata dalla Comunità Europea e dei conseguenti ricorsi giudiziari, ha paralizzato l’intero settore diffondendo un senso di smarrimento e preoccupazione; ha innescato accesi dibattiti ancora in corso in tutta la penisola.
Ora è il momento di costruire una riflessione che possa far comprendere come una vera innovazione sia indispensabile, ma non su base esclusivamente tecnologica. È necessario costruire una visione aggettivo? per sviluppare un pensiero innovativo in grado di tutelare la categoria e  preparare tutte le aziende balneari, grandi e piccole, ad affrontare le sfide del futuro.
Da “patologici ottimisti” dobbiamo riconoscere che l’emergenza pandemica ci ha messo in condizione di comprendere come fosse necessario ridefinire un nuovo concept delle nostre spiagge, che permettesse loro di divenire definitivamente ed efficacemente sostenibili e inclusive, aumentando il livello qualitativo dei servizi al fine di rispondere alle attuali esigenze dei diversi tipi di clientela.

Questa consapevolezza e il senso di responsabilità degli operatori turistico balneari veneti hanno prodotto una reazione differente rispetto ad altre zone costiere italiane a seguito della pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato. A conferma di questo fatto si pone la riflessione avviata nel 2020 quando, in occasione del G20 delle spiagge italiane, era stato organizzato un tavolo di discussione sul tema delle concessioni demaniali marittime. In maniera provocatoria si era discusso di “PTTRR” – “Piano Turistico Territoriale di Ripresa e Resilienza” – e di quale potesse essere la risposta da parte degli operatori balneari veneti alle criticità da affrontare. Innovare non solo è possibile, ma è ormai inderogabile.

La consapevolezza della fragilità e della scarsità delle risorse naturali, accanto alla necessaria riqualificazione del territorio con investimenti dedicati alla salvaguardia delle coste, saranno il terreno di confronto tra enti locali e categorie economiche; il tutto al fine di determinare una grande cabina di regia che consentirà di mettere in sicurezza il reale fondamento dell’industria turistica del nostro territorio.
Il comune obiettivo sarà riuscire a trasformare un oggettivo momento di criticità e incertezza in una straordinaria opportunità di rilancio del sistema turistico veneto e dell’offerta turistica complessiva da sottoporre ai nostri ospiti, per consolidare il primato fino a qui raggiunto.

Articoli correlati

Se un paese cerca una strada, tra economia paziente, spopolamento ed energie da non sprecare. 

Un paese della Puglia riflette su come contrastare fenomeni di spopolamento ormai comuni a tanta parte dell’Italia, si misura con un paese vicino, caso di successo di quella che Paolo Manfredi nel suo libro “L’eccellenza non basta” chiama “economia paziente”. Il contrasto allo smottamento demografico, economico e immobiliare di tanta parte delle aree interne non si risolve con Grandi Piani, ma con un paziente lavoro di coltivazione e accompagnamento di progettualità ed energie sparute e sopite, senza sprecare nulla, perché anche piccoli progetti possono avere impatti significativi.

Se i giovani diventano protagonisti della rigenerazione dei territori

Due progetti avviati da Fondazione Riusiamo l’Italia in Basilicata nel 2022 per sperimentare nei territori rurali del Mezzogiorno metodi e approcci sul riuso creativo, temporaneo e partecipato. Il primo progetto denominato “Mappa delle opportunità ritrovate” è attuato per conto del GAL Cittadella del Sapere consiste in un processo di mappatura del patrimonio dismesso o sottoutilizzato. Il secondo progetto intitolato “Next Generation - Sant’Arcangelo Hub Giovani” ha lo scopo di valorizzare il talento e le competenze di giovani che possano supportare progetti di innovazione in campo sociale, culturale, ambientale e turistico. Le due esperienze definiscono un approccio ad alta vocazione generativa che richiede limitate risorse di adattamento sulle “cose” e maggiori investimenti sulle persone e sulle comunità, sul loro empowerment e sulla propensione a costruire nuovi modelli di sviluppo durevole e sostenibile.

Il progetto NEO a Gagliano Aterno

I piccoli paesi appenninici ribollono di complessità e divengono luoghi fertili per territorializzare alternative culturali e socioeconomiche in tempi di transizione ecologica ed energetica. La dimensione di scala, i vuoti relativi e la posizione decentrata rispetto ai grandi centri antropizzati facilitano tali ambizioni. Attraverso la formazione di operatori di comunità, facilitatori territoriali e neo-popolamento si sperimentano trasformazioni ideologiche e materiali in spazi fragili e marginalizzati sul campo attraverso diversi progetti.

Xfarm agricoltura prossima a San Vito dei Normanni

A San Vito dei Normanni, stiamo trasformando 50 ettari di terre confiscate alla criminalità organizzata in un’azienda agricola, ecologica e sociale capace di generare lavoro, benessere per la comunità e miglioramento dell’ecosistema. Rigeneriamo il suolo, promuoviamo economia circolare, aumentiamo la biodiversità, offriamo prodotti agricoli di qualità, favoriamo inserimenti socio-lavorativi, organizziamo eventi comunitari, sosteniamo la formazione tecnica e la ricerca scientifica, accompagniamo progetti agricoli promossi da giovani del nostro territorio. In tanti e tante, stiamo costruendo un originale hub rurale che vuole contribuire allo sviluppo locale dell’Alto Salento.

La cura nella rigenerazione

A partire dalle tesi sostenute della "Città senza valore" è possibile delineare un nuovo spazio del diritto che sia capace di intercettare le energie civili e sociali presenti nei territori per attribuire un nuovo significato alla rigenerazione: un esempio è costituito dall’amministrazione condivisa.