L’attuale situazione di incertezza in cui versa il comparto balneare a causa della procedura di infrazione avviata dalla Comunità Europea ha paralizzato l’intero settore diffondendo un senso di smarrimento e preoccupazione. Ora è il momento di costruire in maniera sinergica una riflessione che possa far comprendere come una vera innovazione sia indispensabile.
Roberto Camagni si è distinto per la sua prospettiva interdisciplinare allo studio della relazione tra innovazione e territorio. Ha introdotto il concetto di "milieu innovateur" per descrivere il ruolo del territorio come fonte di innovazione grazie alle relazioni che si sviluppano e si alimentano al suo interno. Ha riconosciuto l'importanza delle reti tra imprese e territori per la creazione e la diffusione della conoscenza. Ha contribuito al progresso dei modelli territoriali di innovazione, spiegando l'eterogeneità dei territori nel loro potenziale di innovazione e sviluppo.
Dopo decenni di disattenzione al tema, la disponibilità di fondi legati al PNRR rappresenta un'opportunità per ripensare il ruolo dei quartieri pubblici – in passato laboratori per sperimentare nuove modalità abitative e di progettazione urbana – e degli enti gestori nella rigenerazione delle città italiane. L’appello a un nuovo protagonismo (sia dei quartieri che degli attori) non è solo alimentato dalla crescente necessità di questo servizio pubblico in tempi di crisi, ma anche dall'esistenza di progettualità e innovazioni nel settore che finora hanno ricevuto poca attenzione.
L'introduzione del contributo d'accesso per i turisti a Venezia ha avuto un effetto boomerang, aggravando i problemi esistenti. Questo intervento, pensato per gestire la pressione turistica, si è rivelato inefficace e controproducente. Venezia, simbolo dell'overtourism, ha visto peggiorare il tessuto sociale e produttivo, con disuguaglianze amplificate e residenti penalizzati. La vera soluzione richiede un futuro economico sostenibile e una regolamentazione più rigorosa del settore turistico, superando l'attuale modello predatorio.
La sperimentazione del contributo d’accesso a Venezia, introdotta per mitigare l'impatto del turismo giornaliero, ha suscitato molte critiche e non ha ridotto la pressione turistica. Le polemiche evidenziano come la misura sembri mirata a capitalizzare i flussi turistici piuttosto che limitarli e non affronti i problemi causati dall’aumento delle locazioni brevi, che superano i posti letto dei residenti. La gestione dell’overtourism richiede interventi complessi e a lungo termine, centrati soprattutto sul tema dell’abitare, per contrastare la trasformazione di Venezia in una città esclusivamente turistica.
Il visitor management propone una varietà di misure in grado di monitorare, informare, influenzare e guidare il comportamento dei visitatori all’interno di diversi contesti come le destinazioni turistiche. Queste misure rispondono a necessità mirate e strutturali per la destinazione che possono contribuire al miglioramento della vivibilità; tuttavia, considerate di per sé non rappresentano un approccio di governance in una visione di sviluppo sostenibile. Il caso del contributo di accesso di Venezia viene utilizzato come caso di discussione.
L’impatto economico del turismo nelle città è significativo. Emergono tuttavia preoccupazioni per gli effetti negativi a lungo termine, come l'overtourism e la diffusione di lavori scarsamente remunerati. Ancora, il turismo rischia di compromettere settori produttivi che letteralmente non trovano spazio nelle nostre città e di allontanare giovani e residenti. Regolamentare i flussi turistici e promuovere innovazione e sostenibilità appare dirimente per una crescita durevole sotto il profilo economico e sociale.
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