29 Marzo, 2024

South Working. Per un futuro del lavoro agile in Italia

Tempo di lettura: 3 minuti

In risposta alla pandemia, a marzo 2020 nasce l’associazione «South Working», che conia il termine, che serve per descrivere il lavoro agile da dove si desidera, e in particolare dal Sud e dalle aree marginalizzate italiane. L’associazione vuole creare un mondo del lavoro (a distanza) sostenibile, per ridurre i divari economici, sociali e territoriali tra il Sud e il Nord Italia e l’Europa. Tra gli assi portanti dell’associazione, l’Osservatorio ricopre un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle attività. In particolare, il libro “South Working. Per un futuro sostenibile del lavoro agile in Italia”, curato da me e da Elena Militello, edito da Donzelli editore e realizzato grazie alla collaborazione di Fondazione CON IL SUD, è frutto di una riflessione collettiva che avviai nel 2020 all’interno dell’osservatorio e che coinvolge centinaia di realtà associative, d’impresa e di ricerca in Italia e all’estero.

Nella ricerca le infrastrutture digitali-tecnologiche, di mobilità e sociali risaltano per la loro importanza, in quanto elementi abilitanti per lo svolgimento del lavoro in modalità South Working. In Italia, e in particolare nei piccoli centri, spesso lontani dai poli industrializzati, si palesa la mancanza o la carenza di accesso ai servizi essenziali (mobilità su ferro, scolastici e sanitari), come già evidenziato ampiamente dalla Strategia Nazionale Aree Interne. L’infrastruttura al centro della riflessione dell’associazione e del libro è indubbiamente quella sociale, cioè quelli che ho chiamato «presidi di comunità»: infrastrutture sociali che facilitano le connessioni tra persone, idee e luoghi. Ciò include non solo l’ambiente fisico, ma anche le comunità che lo abitano. Infatti, il presidio è un luogo di inclusività per tutte le comunità diverse presenti su un determinato territorio. In particolare, i presidi valorizzano la collaborazione dal basso e le forme di mutualismo che si possono sviluppare all’interno delle comunità. Immaginiamo questi non come semplici luoghi di lavoro, diversi dall’ufficio tradizionale, ma come dei veri e propri «presidi» per le comunità locali (nuove e preesistenti). Li definisco come luoghi di partecipazione dal basso, collaborazione, innovazione, dialogo, educazione e gioco per i bambini, lettura e incontro intergenerazionale. L’obiettivo che ci poniamo nell’associazione è di aprirne di nuovi in collaborazione con le comunità locali e tutti gli stakeholder interessati al fenomeno, mapparli e renderli più accessibili, per rafforzare le comunità che il COVID-19 ha reso più fragili. 

Figura 1 – Mappa dei presidi South Working in Italia

Riteniamo che la partecipazione, il lavoro e l’incontro possano essere strumenti fondamentali non solo per gli ecosistemi locali, ma anche per la creazione di nuove relazioni sul territorio, la nascita di nuovi progetti e che rappresenti una concreta possibilità di inserimento nella comunità locale per coloro che arrivano per la prima volta su un determinato territorio e per coloro che ci tornano, magari dopo molti anni passati altrove, durante i quali i rapporti personali sono andati persi in parte o del tutto. I presidi di comunità sono per loro natura polifunzionali e includono una incredibile varietà di situazioni: spazi di coworking, biblioteche, impact hub, rural hub, spazi di condivisione e di socialità, ‘nuovi’ spazi pubblici, spazi privati resi luoghi di collaborazione e condivisione, ecc. L’elenco potrebbe essere molto lungo e dipende spesso dalle caratteristiche del territorio. Tutti i luoghi con una naturale dimensione aggregativa, associativa, creativa, innovativa o ancora da scoprire sono dei potenziali presidi di comunità.

Figura 2 – Presidio di comunità South Working – Casa di BelMondo, Belmonte Calabro. Fotografia di La Rivoluzione delle Seppie

Ulteriori approfondimenti

Mirabile M., Militello E. (2022), South Working. Per un futuro sostenibile del lavoro agile in Italia, Donzelli Editore, Roma.Mappa dei presidi South working in Italia (https://www.southworking.org/mappa-dei-presidi/

Articoli correlati

Se un paese cerca una strada, tra economia paziente, spopolamento ed energie da non sprecare. 

Un paese della Puglia riflette su come contrastare fenomeni di spopolamento ormai comuni a tanta parte dell’Italia, si misura con un paese vicino, caso di successo di quella che Paolo Manfredi nel suo libro “L’eccellenza non basta” chiama “economia paziente”. Il contrasto allo smottamento demografico, economico e immobiliare di tanta parte delle aree interne non si risolve con Grandi Piani, ma con un paziente lavoro di coltivazione e accompagnamento di progettualità ed energie sparute e sopite, senza sprecare nulla, perché anche piccoli progetti possono avere impatti significativi.

Se i giovani diventano protagonisti della rigenerazione dei territori

Due progetti avviati da Fondazione Riusiamo l’Italia in Basilicata nel 2022 per sperimentare nei territori rurali del Mezzogiorno metodi e approcci sul riuso creativo, temporaneo e partecipato. Il primo progetto denominato “Mappa delle opportunità ritrovate” è attuato per conto del GAL Cittadella del Sapere consiste in un processo di mappatura del patrimonio dismesso o sottoutilizzato. Il secondo progetto intitolato “Next Generation - Sant’Arcangelo Hub Giovani” ha lo scopo di valorizzare il talento e le competenze di giovani che possano supportare progetti di innovazione in campo sociale, culturale, ambientale e turistico. Le due esperienze definiscono un approccio ad alta vocazione generativa che richiede limitate risorse di adattamento sulle “cose” e maggiori investimenti sulle persone e sulle comunità, sul loro empowerment e sulla propensione a costruire nuovi modelli di sviluppo durevole e sostenibile.

Il progetto NEO a Gagliano Aterno

I piccoli paesi appenninici ribollono di complessità e divengono luoghi fertili per territorializzare alternative culturali e socioeconomiche in tempi di transizione ecologica ed energetica. La dimensione di scala, i vuoti relativi e la posizione decentrata rispetto ai grandi centri antropizzati facilitano tali ambizioni. Attraverso la formazione di operatori di comunità, facilitatori territoriali e neo-popolamento si sperimentano trasformazioni ideologiche e materiali in spazi fragili e marginalizzati sul campo attraverso diversi progetti.

Xfarm agricoltura prossima a San Vito dei Normanni

A San Vito dei Normanni, stiamo trasformando 50 ettari di terre confiscate alla criminalità organizzata in un’azienda agricola, ecologica e sociale capace di generare lavoro, benessere per la comunità e miglioramento dell’ecosistema. Rigeneriamo il suolo, promuoviamo economia circolare, aumentiamo la biodiversità, offriamo prodotti agricoli di qualità, favoriamo inserimenti socio-lavorativi, organizziamo eventi comunitari, sosteniamo la formazione tecnica e la ricerca scientifica, accompagniamo progetti agricoli promossi da giovani del nostro territorio. In tanti e tante, stiamo costruendo un originale hub rurale che vuole contribuire allo sviluppo locale dell’Alto Salento.

La cura nella rigenerazione

A partire dalle tesi sostenute della "Città senza valore" è possibile delineare un nuovo spazio del diritto che sia capace di intercettare le energie civili e sociali presenti nei territori per attribuire un nuovo significato alla rigenerazione: un esempio è costituito dall’amministrazione condivisa.