26 Aprile, 2024

Prossimità, innovazione sociale e spazi piattaforma nella città post-pandemica

Tempo di lettura: 6 minuti

Fino al secolo scorso all’economia di prossimità rispondeva una costante crescita della sua antitesi, ovvero una economia di mobilità, organizzata in base a sofisticati sistemi di mobilità, alla delocalizzazione delle attività industriali e commerciali principalmente in aree a basso costo, alla dicotomia tra centri e periferie. Ai numerosi quartieri residenziali a basso e medio reddito si sono contrapposti centri ricchi di servizi, di investimenti immobiliari, di core urbani in cui la rendita è stata capace di avvalorare i trend di polarizzazione economici che caratterizzano le economie dei Paesi avanzati. Gli effetti dicotomici di tale fenomeno sono oggi visibili sia nei quartieri che nella composizione delle nostre società fatta di vincitori e vinti, innovativi e obsoleti, competenti e fragili.

Tra la crisi delle filiere internazionali derivanti dalla crisi pandemica da Covid-19 e gli attuali scenari di crisi energeticaderivanti dal conflitto russo-ucraino si intensifica oggi la necessità di ripensare l’economia urbana in una rinnovata visione rispetto all’impatto che può avere a partire dal locale.  Per far fronte con ottimismo alla frammentazione dei sistemi economici a cui andiamo incontro sarà necessario dotare le città di diversificate funzioni capaci di decentralizzare e “localizzare” sia i settori produttivi che i servizi a imprese e persone, grazie al superamento di vincoli di scala derivanti dagli strumenti di innovazione tecnologica e sociale.

Un nuovo paradigma fatto di politiche urbane, di luoghi dedicati, di strategie di riuso e rigenerazione indirizzati a obiettivi di innovazione sociale basato su relazioni di prossimità.  Un’innovazione dei servizi tradizionali che “si nutre” sempre di più di fattori che fanno delle città dei milieux: individui con competenze derivanti dall’ibridazione di approcci creativi e imprenditoriali, presenza di ecosistemi fatti di organizzazioni imprenditoriali collaborative, istituzioni e politiche capaci di disegnare più ampi processi di innovazione sociale. Ossia in grado di mettere a fattor comune questi aspetti in una logica di rendere le città contesti capaci di sperimentare in modo resiliente le risposte a possibili nuovi shock esogeni (o alle grandi sfide sociali che già stiamo affrontando). 

Come sostenuto da Cristina Tajani i vantaggi economici e sociali dell’innovazione tecnologica (del reinsediamento manifatturiero nel caso specifico) nelle aree urbane sono legati a doppio filo con agende di policy urbana per l’innovazione in campo professionale, culturale ed educativo. Tutto ciò può accadere soltanto se, nella stessa logica, siano presenti quelli che possiamo definire come Spazi Piattaforma, ossia hub di innovazione altamente accessibili che diventino il viatico per relazioni e politiche attivati nella collaborazione tra attori portatori di competenze diverse, orientati allo sviluppo di ambienti creativi predisposti alla sperimentazione e all’innovazione sociale. Al netto di specifici esempi ed esperienze riportate negli articoli del numero, la discussione che mi fa piacere sollecitare in questo contesto riguarda le metodologie capaci di supportare un nuovo modo di intendere l’economia urbana, attraverso una lettura organizzativa di questi fenomeni affiancata all’analisi della governance di più ampi processi e strategie di rigenerazione urbana. A questo fine, voglio qui elencare tre sfide con cui politiche urbane basate su evidenze empiriche (tr. evidence-based policy) devono necessariamente confrontarsi.

La prima, identificare la dimensione territoriale, organizzativa e comunitaria degli Spazi Piattaforma. Gli Spazi Piattaforma sono luoghi e “contesti di apprendimento” in cui avvengono quelli che possiamo definire processi di open social innovation, basati sul coinvolgimento delle comunità locali, interazioni orizzontali / collaborative tra le diverse parti, spazi in cui si allineano obiettivi individuali e di sviluppo territoriale (Figura 1). 

Figura 1 – Cortina e Trento il Tour Control Room Anas & Living Lab Belluno, progetto di Foundation Open Factory che ha l’obiettivo di favorire la co-innovazione tra PMI del Territorio e Startup Nazionali (https://foundation4innovation.elis.org/it/custom/news/view/2911)

L’approccio agli Spazi Piattaforma può essere inteso come una modalità per progettare spazi di animazione che mirano al radicamento territoriale delle politiche di sviluppo, proponendo forme di gestione che vedono nella generatività della collaborazione una modalità di trasformazione culturale delle funzioni di produzione e consumo. Agevolando la definizione del problem setting dei contesti territoriali in cui operano, inquadrando competenze, responsabilità e priorità locali attraverso schemi di co-produzione tra attori pubblici e privati, sviluppano occasioni di prototipazione di prodotti e servizi avvalorata da un uso ibrido di spazi sperimentali altamente accessibili.

La seconda, identificazione di target e approcci per sostenere uno sviluppo economico di prossimità. A partire da una osservazione delle strategie e dalle politiche in via di sperimentazione, sono tre gli approcci più interessanti:

  • sviluppo di competenze per intercettare nuovi pattern di consumo e sviluppare metodi place-based di analisi della domanda locale di servizi;
  • sperimentazione di modelli di business innovativi e di partnership in campo imprenditoriale (es. nel campo dell’energia e della manifattura 4.0);
  • gestione di percorsi di placemaking volti a trasformare la dimensione spaziale dei quartieri e delle economie di prossimità nel patrimonio pubblico e privato. (Figura 2)

Le piccole e medie imprese commerciali, artigianali e manifatturiere urbane rappresentano un target privilegiato di innovazione sistemica che vede come elemento chiave un’offerta di servizi calibrata sulle esigenze delle comunità locali. Un ruolo particolare nei settori individuati può essere giocato da attori e approcci vicini a quelli dell’imprenditoria sociale, in particolare nella capacità di creare una governance d’impresa capace di interagire nei luoghi in cui le attività di queste imprese si localizzano.

Figura 2 – Il progetto Pop-up lab sviluppato dalla Cooperativa fiorentina Sociolab rappresenta un esempio importantissimo di riuso temporaneo per il rilancio del commercio di prossimità su patrimonio pubblico e privato (http://www.popuplab.it/progetto/).

La terza, la messa in campo di strumenti di monitoraggio e comunicazione dell’Impatto sociale nelle politiche di rigenerazione urbana condotte negli Spazi Piattaforma e negli ecosistemi imprenditoriali/organizzativi da essi sostenuti, indentificando impatti intersettoriali (es. riqualificazione professionale.) in aree definite (es.  città, quartieri, regioni) e target (es. giovanissimi, giovani, adulti). Questo aspetto è necessario per identificare gli Spazi piattaforma come impact makers in grado di rendicontare i propri risultati in investimenti finanziari pubblici e privati basati su logiche outcome-based, con la descrizione dei risultati e la produzione di prove di inclusione delle loro attività̀ operative come capaci di produrre un impatto sociale sia in termini di outcomes (es. sulla qualità della vita nelle comunità di riferimento) che output in termini di ricadute economiche e sociali misurabili come opportunità professionali e nuove imprese.

Ulteriori approfondimenti:

Articoli correlati

Una nuova stagione per il diritto alla casa

La questione abitativa è entrata nel dibattito non solo accademico. La casa è un diritto che va tutelato attraverso politiche pubbliche multi-scalari e multi-attoriali che si traducono in azioni e interventi coordinati e articolati. Garantire un alloggio economicamente accessibile a tutti, presuppone regole chiare e obiettivi condivisi tra i diversi soggetti e i portatori di interesse coinvolti.

L’edilizia sociale pubblica come strumento di cambiamento delle città

L’articolo, di fronte al complesso quadro di crisi sociale e abitativa che caratterizza le città, evidenzia la necessità di interventi concreti e di una nuova prospettiva politica per affrontare le sfide urbane attuali e mitigare la deriva neoliberista. Tra queste: la ridefinizione dell'alloggio sociale come servizio di interesse generale e l'elaborazione di un Piano Casa Nazionale che preveda il significativo aumento del numero di alloggi di ERP e ERS pubblico per rispondere alla crescente domanda.

Problema casa e recupero degli immobili: cosa chiedono le iniziative popolari

In Italia, la casa è riconosciuta pubblicamente come un problema e lo è sempre più per un numero crescente di individui che vivono la mancanza di alloggio o la difficoltà di mantenere un affitto con costi di raffreddamento e riscaldamento non piú pagabili se non con indebitamento. I mesi del 2023-2024 hanno visto una crescente mobilitazione sul tema casa e questo articolo offre uno sguardo su tre casi urbani di proposte di recupero di immobili dalla prospettiva di iniziative popolari.

Cooperare per abitare. La proposta di Legacoop abitanti

A partire dal secolo scorso, la cooperazione di abitanti ha fornito una risposta alla domanda di affordable housing con una visione che mette le persone al centro del progetto della comunità e dell’impresa, manutenzione permanente del patrimonio, livello di occupancy vicino al 100%, morosità bassa (2-3%). Da questo benchmark la cooperazione di abitanti ha espresso una proposta per un piano casa di edilizia residenziale sociale fondata sulla partnership pubblico privata, con un ancoraggio normativo al concetto di Servizio di Interesse Economico Generale e rivolta all’Europa per l’utilizzo di strumenti sovranazionali.

Milano per chi? Un osservatorio per qualificare il dibattito sulla casa a Milano

OCA, l’Osservatorio Casa Abbordabile di Milano metropolitana, affronta il tema di ricerca dell’abbordabilità, traduzione originale in italiano del termine affordability impiegato nella letteratura internazionale. Con abbordabilità facciamo riferimento alla capacità di persone e famiglie di accedere e mantenere un’abitazione in determinati contesti urbani, primariamente in riferimento alla relazione tra costi abitativi e capacità economica garantita dal proprio reddito.