Nello scenario degli spazi ibridi attivi a Milano c’è mosso, progetto nato dalla riconversione dell’ex convitto del Parco Trotter, nel quartiere di via Padova. mosso garantisce uno spazio di relazione aperto e accogliente, un’infrastruttura abilitante delle risorse del quartiere e della città, in cui cibo, aggregazione, cultura, rigenerazione urbana e umana trovano ascolto e valorizzazione.
CasermArcheologica oggi, a distanza di quasi dieci anni è uno dei punti di riferimento per il proprio territorio. E' un centro culturale inclusivo che propone residenze e mostre durante tutto l'anno accompagnate da dialoghi e attività laboratoriali grazie alle quali i linguaggi artistici diventano strumenti espressivi, di scoperta del sè, di orientamento, di socializzazione e capacitazione.
Dopo decenni di disattenzione al tema, la disponibilità di fondi legati al PNRR rappresenta un'opportunità per ripensare il ruolo dei quartieri pubblici – in passato laboratori per sperimentare nuove modalità abitative e di progettazione urbana – e degli enti gestori nella rigenerazione delle città italiane. L’appello a un nuovo protagonismo (sia dei quartieri che degli attori) non è solo alimentato dalla crescente necessità di questo servizio pubblico in tempi di crisi, ma anche dall'esistenza di progettualità e innovazioni nel settore che finora hanno ricevuto poca attenzione.
In un mondo dominato dall’automobile, che ha ridotto lo spazio urbano a misura del codice della strada, è interessante discutere progetti di rigenerazione che migliorano la qualità dello spazio pubblico e collettivo, riorganizzano il sistema di accessibilità alle attrezzature pubbliche, integrano le reti di mobilità sostenibile e attiva con le reti verdi e blu, diventando concreta risposta ai cambiamenti climatici. di vita condivisibili, in grado di migliorare la vita quotidiana di residenti e al contempo interpretare il turismo come occasione per disegnare il futuro.
Alla luce dei cambiamenti di contesto derivanti dalla crisi pandemica le strategie di rigenerazione urbana assumono oggi un significato diverso, da ricercare in una nuova interpretazione dell’economia urbana basata su una prospettiva di prossimità.
L’autonomia differenziata configura una autentica “secessione dei ricchi” perché amplifica enormemente i poteri delle Regioni, pregiudicando disegno e attuazione delle politiche pubbliche nazionali e ampliando le disuguaglianze territoriali. Il trasferimento delle risorse alle Regioni è definito da commissioni stato-regione privando il Parlamento delle proprie potestà.
Il disegno di legge Calderoli all’esame del Parlamento stabilisce, tra l’altro, che l’attuazione dell’autonomia per tutte le funzioni che prevedono il rispetto dei LEP non possono essere oggetto di intesa se non dopo la loro definizione e ciò, di fatto, “costituzionalizza” gli squilibri distributivi nella ripartizione della spesa tra le regioni, penalizzando in particolare quelle meridionali.
I residui fiscali, lungi dall’essere “impropri e parassitari” non sono altro che la conseguenza della necessità di garantire l’attuazione del principio di equità: dai dati si evince che tale principio, complice il meccanismo del criterio della spesa storica, è lungi dall’essere rispettato.
Il modello federalista si basa su due principi cardine: l’equa soddisfazione dei bisogni sul territorio e la responsabilità fiscale degli enti decentrati. Il processo di autonomia proposto fa perno invece sui trasferimenti, con l’impoverimento dell’autonomia fiscale regionale e una scarsa attenzione per la necessaria perequazione
Il disegno di legge approvato dal Senato il 23 gennaio scorso in tema di autonomia differenziata nella sua attuale formulazione presenta non pochi limiti relativamente al rapporto tra Governo e Parlamento sotto il profilo della costituzionalità e della sua reale applicazione.