Gli studi sulla regionalizzazione delle catene globali del valore così come le analisi condotte sul fenomeno del “reshoring” segnalano da tempo una riconfigurazione delle filiere produttive evidenziando un legame geografico più stretto tra i luoghi della produzione e i mercati di destinazione. La tendenza a una rilocalizzazione dei processi produttivi a ridosso della domanda è il risultato di diversi fattori. Per un verso l’ascesa delle nuove tecnologie legate alla cosiddetta quarta rivoluzione industriale – come la robotica avanzata o la stampa 3D – contribuisce a ridefinire la strategia e l’organizzazione delle imprese con importanti implicazioni per la filiera produttiva. La crescente attenzione sul fronte della sostenibilità, d’altro canto, spinge imprese leader emergenti e multinazionali consolidate a prendere in considerazione modelli di produzione più attenti all’impatto ambientale e sociale. In aggiunta a ciò, un quadro geopolitico profondamente mutato spinge le imprese a ridurre la propria dipendenza da filiere globali oggi percepite come a rischio crescente.
Nel dibattito sul ruolo della manifattura nelle catene globali del valore, tecnologia e sostenibilità (politica e sociale oltre che ambientale) aprono a nuove considerazioni sul ruolo delle città e delle grandi aree metropolitane. A lungo considerate come i contenitori ideali dei servizi a valore aggiunto a monte e a valle della filiera produttiva (ricerca e sviluppo e design per un verso, distribuzione e comunicazione per l’altro), le città tendono a riguadagnare un ruolo anche sul versante della manifattura in senso stretto, anche grazie a una serie di politiche e di incentivi finalizzati.
In questo contesto, gli studi sulla manifattura urbana suggeriscono nuove potenzialità di crescita. Una ricerca promossa su diverse aree metropolitane internazionali ha puntato a esplorare il ruolo delle città nel quadro delle nuove catene del valore considerando il ruolo della manifattura nei processi di innovazione e nella relazione con il mercato finale. L’analisi empirica qualitativa si riferisce a sei realtà (Barcellona, Detroit, Londra, Milano, New York, Parigi) selezionate sulla base di molteplici criteri: la loro rilevanza a livello globale (global cities), il loro patrimonio industriale, e la presenza di iniziative pionieristiche legate alla manifattura urbana e alla digitalizzazione. A partire da un’analisi delle politiche attuate a livello metropolitano per creare un nuovo sviluppo economico, la ricerca ha ragionato su come le città possono contribuire a ridefinire le logiche della divisione internazionale del lavoro.
L’analisi dei casi consente di mettere a fuoco dinamiche diverse, spesso complementari fra loro. A fronte di un ritorno dell’artigianato urbano legato all’industria del lusso – particolarmente vivace a Parigi e a Milano, l’analisi ha consentito di mettere a fuoco la crescente importanza di una generazione di piccoli produttori high tech capaci di combinare un saper fare di tipo tradizionale con le opportunità offerte dalle nuove tecnologie 4.0. Questi artigiani ad alta tecnologia propongono al mercato locale (sia business to business che business to consumer) pezzi unici su misura, servizi di prototipazione e piccole serie a costi competitivi puntando su una clientela interessata a una relazione diretta con il produttore. Il successo di queste nuove realtà dipende in maniera significativa dalla possibilità di accedere a spazi convenzionati e a servizi qualificati senza i quali queste attività manifatturiere stentano a consolidare percorsi di crescita e di occupazione. Politiche e servizi sono spesso il risultato di strategie di condivisione nell’ambito di reti di città come nel caso del network Fab City cui fanno riferimento diverse fra le città prese in analisi.
L’enfasi su politiche destinate a promuovere l’economia circolare e la creazione di lavori buoni (“good jobs”, secondo una solida produzione scientifica internazionale) può trovare in questa manifattura urbana un punto di riferimento per riqualificare aree degradate e, più in generale, per sostenere la classe media. L’esigenza di riparare e riqualificare prodotti esistenti per allungarne il ciclo di vita così come la necessità di ampliare il ventaglio dei mestieri e delle professioni che convivono nello spazio urbano sono istanze che possono essere sostenute grazie a politiche mirate a valorizzare e sostenere queste diverse attività. Ciò che emerge dall’analisi, è che il successo di queste attività dipende in modo significativo dalle politiche effettivamente messe in atto per il loro accompagnamento e la loro crescita.
Per ulteriori approfondimenti:
Di Maria E., Micelli S., Menesello L., Brocca S. (2022). GVC-Oriented Policies and Urban Manufacturing: The Role of Cities in Global Value Chains. Sustainability, 14 (1), 478. – https://www.mdpi.com/2071-1050/14/1/478