Le ZES promuovono uno sviluppo economico e territoriale, ma nella loro pianificazione le azioni mirano solo allo sviluppo produttivo delle aree portuali ed interne. Data la vicinanza delle ZES con i centri urbani, le strategie economiche possono promuovere anche misure di rigenerazione del territorio per i centri urbani nella zona. Questo contributo mira a dare sguardo sulle policy urbanistiche e la regolamentazione delle ZES per proporre un confronto tra contesto locale campano e internazionale.
La recente definizione della transizione ecologica come una delle più importanti e urgenti strategie a livello nazionale ed internazionale rappresenta un momento di grande opportunità per le ZES e le aree portuali. Le ZES rappresentano un sistema complesso in cui avvengono sia processi produttivi sia attività umane che provocano danni ambientali, inquinamento, impatti alle aree marino-costiere e al paesaggio. Connettere la transizione ecologica con le ZES è fondamentale per coniugare le ZES come strumento di rilancio economico a strumento imprescindibile per la sostenibilità territoriale e dei processi produttivi. In questo articolo si analizza lo stato dell’arte delle aree portuali delle ZES in relazione alla transizione ecologica sul territorio nazionale.
Un’ampia letteratura scientifica, da tempo, affronta le questioni abitative attraverso la lente della crisi in connessione al progresso capitalistico. L’attuale crisi climatica e le sue ricadute territoriali ci pongono di fronte all’urgenza di affrontare le questioni abitative in modo da stimolare un abitare più in equilibrio con i valori ecologici e benessere di tutti.
Il concetto di sostenibilità urbana, come ampiamente discusso soprattutto nella letteratura su ecologia politica e giustizia ambientale e sociale, è da una parte politicamente molto efficace, dall’altra ricco di conflitti e contraddizioni. A livello globale, la sostenibilità è diventata concetto e obiettivo dominante di politiche urbane ed è spesso usata come strumento di place branding per attrarre investimenti ed accrescere la competitività economica al livello internazionale. Attraverso il caso di Oslo, più volte riconosciuta come esempio internazionale di città “green” e sostenibile, in questo breve contributo si esplora come la prioritizzazione della retorica ambientale abbia trascurato diversi aspetti di sostenibilità sociale, in particolare in termini di accesso alla casa.
Come conseguenza dei fenomeni di accentramento di opportunità e finanziarizzazione della casa, il tema dell’accesso all’abitazione nei contesti urbani più dinamici è tornato rilevante insieme al problema dell’housing affordability – l’insostenibilità dei costi abitativi.
Un paese della Puglia riflette su come contrastare fenomeni di spopolamento ormai comuni a tanta parte dell’Italia, si misura con un paese vicino, caso di successo di quella che Paolo Manfredi nel suo libro “L’eccellenza non basta” chiama “economia paziente”. Il contrasto allo smottamento demografico, economico e immobiliare di tanta parte delle aree interne non si risolve con Grandi Piani, ma con un paziente lavoro di coltivazione e accompagnamento di progettualità ed energie sparute e sopite, senza sprecare nulla, perché anche piccoli progetti possono avere impatti significativi.
In anni recenti molti esponenti del mondo accademico e tra i policy makers si sono schierati contro la narrazione dominante che le zone marginali siano destinate ad un inesorabile destino di abbandono e lenta scomparsa. Esistono in realtà alcuni territori, che abbiamo definito ‘vibranti’, capaci di resistere alla tendenza allo spopolamento adattandosi alla loro perifericità. Comprendere quali siano gli elementi esogeni, o quali le risorse endogene su cui hanno fatto perno, diviene un importante fattore di conoscenza per chi ha la responsabilità di proporre strumenti per promuovere la coesione territoriale e ridurre le disparità territoriali.
Due progetti avviati da Fondazione Riusiamo l’Italia in Basilicata nel 2022 per sperimentare nei territori rurali del Mezzogiorno metodi e approcci sul riuso creativo, temporaneo e partecipato. Il primo progetto denominato “Mappa delle opportunità ritrovate” è attuato per conto del GAL Cittadella del Sapere consiste in un processo di mappatura del patrimonio dismesso o sottoutilizzato. Il secondo progetto intitolato “Next Generation - Sant’Arcangelo Hub Giovani” ha lo scopo di valorizzare il talento e le competenze di giovani che possano supportare progetti di innovazione in campo sociale, culturale, ambientale e turistico. Le due esperienze definiscono un approccio ad alta vocazione generativa che richiede limitate risorse di adattamento sulle “cose” e maggiori investimenti sulle persone e sulle comunità, sul loro empowerment e sulla propensione a costruire nuovi modelli di sviluppo durevole e sostenibile.
I piccoli paesi appenninici ribollono di complessità e divengono luoghi fertili per territorializzare alternative culturali e socioeconomiche in tempi di transizione ecologica ed energetica. La dimensione di scala, i vuoti relativi e la posizione decentrata rispetto ai grandi centri antropizzati facilitano tali ambizioni. Attraverso la formazione di operatori di comunità, facilitatori territoriali e neo-popolamento si sperimentano trasformazioni ideologiche e materiali in spazi fragili e marginalizzati sul campo attraverso diversi progetti.
A San Vito dei Normanni, stiamo trasformando 50 ettari di terre confiscate alla criminalità organizzata in un’azienda agricola, ecologica e sociale capace di generare lavoro, benessere per la comunità e miglioramento dell’ecosistema. Rigeneriamo il suolo, promuoviamo economia circolare, aumentiamo la biodiversità, offriamo prodotti agricoli di qualità, favoriamo inserimenti socio-lavorativi, organizziamo eventi comunitari, sosteniamo la formazione tecnica e la ricerca scientifica, accompagniamo progetti agricoli promossi da giovani del nostro territorio. In tanti e tante, stiamo costruendo un originale hub rurale che vuole contribuire allo sviluppo locale dell’Alto Salento.