Tag: sostenibilità

Salute e territorio: quali connessioni?

L'analisi dei dati ISTAT sulle spese comunali del 2020 rivela l'impatto della pandemia sulla sanità territoriale. Mentre alcuni interventi sono stati interrotti per la paura del contagio, altri hanno richiesto maggiori risorse. Il PNRR ha avviato riforme attese da tempo, come il DM 77, definendo modelli per l'assistenza territoriale. È cruciale concentrarsi sulla sanità di prossimità, specialmente nelle aree interne. Il concetto di One Health guida le politiche, evidenziando l'interconnessione tra ambiente, salute umana e animale. L'Italia, nonostante un'elevata aspettativa di vita, affronta sfide demografiche. È necessario riorientare le politiche per affrontare le patologie croniche, garantendo la sostenibilità del sistema sanitario.

La pianificazione territoriale nelle ZES: quale direzione?

Le ZES promuovono uno sviluppo economico e territoriale, ma nella loro pianificazione le azioni mirano solo allo sviluppo produttivo delle aree portuali ed interne. Data la vicinanza delle ZES con i centri urbani, le strategie economiche possono promuovere anche misure di rigenerazione del territorio per i centri urbani nella zona. Questo contributo mira a dare sguardo sulle policy urbanistiche e la regolamentazione delle ZES per proporre un confronto tra contesto locale campano e internazionale.

La relazione tra la transizione ecologica e le ZES in Campania

La recente definizione della transizione ecologica come una delle più importanti e urgenti strategie a livello nazionale ed internazionale rappresenta un momento di grande opportunità per le ZES e le aree portuali. Le ZES rappresentano un sistema complesso in cui avvengono sia processi produttivi sia attività umane che provocano danni ambientali, inquinamento, impatti alle aree marino-costiere e al paesaggio. Connettere la transizione ecologica con le ZES è fondamentale per coniugare le ZES come strumento di rilancio economico a strumento imprescindibile per la sostenibilità territoriale e dei processi produttivi. In questo articolo si analizza lo stato dell’arte delle aree portuali delle ZES in relazione alla transizione ecologica sul territorio nazionale.

Una lettura socio-ecologica dell’abitare

Un’ampia letteratura scientifica, da tempo, affronta le questioni abitative attraverso la lente della crisi in connessione al progresso capitalistico. L’attuale crisi climatica e le sue ricadute territoriali ci pongono di fronte all’urgenza di affrontare le questioni abitative in modo da stimolare un abitare più in equilibrio con i valori ecologici e benessere di tutti.

I conflitti tra la sostenibilità urbana e l’accesso alla casa in Norvegia

Il concetto di sostenibilità urbana, come ampiamente discusso soprattutto nella letteratura su ecologia politica e giustizia ambientale e sociale, è da una parte politicamente molto efficace, dall’altra ricco di conflitti e contraddizioni. A livello globale, la sostenibilità è diventata concetto e obiettivo dominante di politiche urbane ed è spesso usata come strumento di place branding per attrarre investimenti ed accrescere la competitività economica al livello internazionale. Attraverso il caso di Oslo, più volte riconosciuta come esempio internazionale di città “green” e sostenibile, in questo breve contributo si esplora come la prioritizzazione della retorica ambientale abbia trascurato diversi aspetti di sostenibilità sociale, in particolare in termini di accesso alla casa.

Articoli più letti

Backshoring: una vera strategia di rilancio per le regioni Europee?

Il backshoring si configura come una strategia chiave per il rilancio dell’economia europea, e a sostegno delle criticità dell’economia europea evidenziate dal Rapporto Draghi (2024). All’interno del progetto Horizon TWIN SEEDS sono state sviluppate molte analisi volte alla comprensione dell’impatto del backshoring sulle dinamiche occupazionali, sulla crescita e sulle disparità regionali. Il risultato è molto chiaro: il rientro delle attività industriali in Europa favorisce crescita e occupazione in modo territorialmente disomogeneo, un processo che porta ad un deterioramento della disparità tra regioni e, all’interno di esse, della distribuzione del reddito tra gruppi di individui e tra fattori produttivi. Il rischio di accentuazione delle disuguaglianze rende imprescindibile l’adozione di politiche di supporto volte a mitigare gli effetti negativi e a garantire una transizione equilibrata.

Backshoring e dinamica occupazionale manifatturiera

Il reshoring, nelle forme di nearshoring e backshoring, è promosso dall’UE per avviare un processo di reindustrializzazione, ma gli effetti di questo fenomeno a livello macroeconomico restano poco studiati. Un’analisi econometrica mostra che in media il backshoring incide poco sulla crescita occupazionale manifatturiera, suggerendo che automazione e tecnologie digitali creino valore senza aumentare l’occupazione. Tuttavia, il fenomeno ha effetti diversi in regioni diverse. Nelle regioni manifatturiere tradizionali, grazie al backshoring, l’occupazione registra un incremento, ad indicare che la reindustrializzazione permette un rilancio delle tradizionali vocazioni industriali locali. Lo stesso effetto positivo non è individuato nelle regioni che emergono come nuove localizzazioni manifatturiere in Europa, a sostegno dell’importanza e della necessità di politiche industriali mirate per tipologie di regioni.

Catene del valore globale e polarizzazione del mercato del lavoro locale

Il concetto di polarizzazione del mercato del lavoro, teorizzato dagli economisti americani Katz, Autor e Acemoglu, descrive la crescita dell’occupazione nelle occupazioni altamente qualificate e in quelle a basso salario, a discapito delle professioni intermedie. Nel progetto Twin Seeds, si dimostra che le catene globali del valore (GVC) hanno amplificato il fenomeno, consentendo alle imprese di esternalizzare attività meno strategiche. L’analisi mostra infatti come la presenza sia delle case madri sia delle imprese controllate contribuiscano alla polarizzazione. Questi risultati suggeriscono che esiste uno spazio normativo per mitigarne gli effetti.

Chi si oppone al commercio internazionale? Costi e benefici percepiti nelle regioni dell’Unione Europea

Negli ultimi 15 anni, il declino dell’integrazione economica globale è stato motivato, oltre che da crisi geopolitiche e pandemia, da una crescente domanda di protezionismo da parte dei cittadini, soprattutto nei paesi più sviluppati dal punto di vista economico. Questo sentimento si è tradotto in un crescente sostegno elettorale per movimenti politici in aperta opposizione all’integrazione economica internazionale. Il progetto TWIN SEEDS analizza le percezioni dei cittadini UE sul commercio internazionale, evidenziando maggiore ostilità tra i lavoratori meno qualificati e variazioni tra gli altamente qualificati in base all’intensità ed alla modalità con la quale la comunità in cui vivono partecipa al commercio internazionale. I risultati sono coerenti con l’idea che l’integrazione commerciale generi i maggiori costi nelle comunità specializzate in fasi produttive meno avanzate, riducendo il benessere di tutta la popolazione, indipendentemente dalla qualifica professionale individuale. I risultati suggeriscono la necessità di politiche redistributive volte a mitigare le disuguaglianze tra gruppi di individui, aumentando il benessere sociale.

Una Call per gli Autori

La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it