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Perché è opportuno che la manifattura in città torni di moda

Negli ultimi anni, la manifattura urbana ha perso centralità, influenzata da crisi sistemiche e dall’assenza di una visione riformista. Sebbene digitalizzazione e innovazione promettessero una nuova era, il focus è slittato verso la rendita. Iniziative come Milano Certosa District mirano a riportare la manifattura in città tramite hub artigianali, favorendo innovazione e rigenerazione urbana, con ricadute economiche e sociali significative.

I vantaggi economici e sociali del reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane

Il reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane è da anni oggetto di riflessione e costruzione di politiche pubbliche in diverse metropoli globali. L’insediamento e la crescita di imprese nel campo della manifattura digitale e del nuovo artigianato sono perseguiti allo scopo di contribuire al rilancio del ceto medio correlato a nuovi processi di rigenerazione. Tale tematica chiama in causa il rapporto fra aree urbane e territori produttivi che nel caso di Milano suggerisce nuove forme di divisione del lavoro fra il capoluogo lombardo e il Made in Italy su scala nazionale.

Manifattura urbana per una crescita sostenibile

Gli studi sulla regionalizzazione delle catene globali del valore segnalano una riconfigurazione delle filiere produttive evidenziando la tendenza a una rilocalizzazione dei processi produttivi a ridosso dei mercati di destinazione. In questo scenario, le principali aree metropolitane a livello internazionale vedono crescere il numero e l’importanza di artigiani qualificati e piccoli produttori high tech capaci di combinare un saper fare di tipo tradizionale con le opportunità offerte dalle nuove tecnologie 4.0. Il loro radicamento urbano contribuisce al consolidamento di “lavori buoni” in contesti altrimenti caratterizzati da forti polarizzazioni di tipo economico e sociale.

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La crescita della food charity: quale futuro per il diritto al cibo?

La povertà alimentare cresce anche nei paesi sviluppati, spinta da disuguaglianze di reddito, disoccupazione, infrastrutture carenti e aumento dei prezzi, e aggrava le disuguaglianze sociali. Spesso si allevia con la distribuzione di pacchi alimentari ad opera di associazioni di volontariato. Tuttavia, questo aiuto non può più essere solo materiale: implica relazione, ascolto e conoscenza dei bisogni. La food charity propone un modello che rimette al centro la persona e sollecita un ripensamento del welfare, della logistica e del coordinamento tra istituzioni e associazioni.

La geografia diseguale della povertà alimentare

In Italia, l'insicurezza alimentare è una forma significativa di disuguaglianza, aggravata da difficoltà economiche. Nel 2023, circa 2,9 milioni di persone hanno ricevuto aiuti alimentari, con una predominanza di donne e migranti nel centro-nord. La “filiera solidale” distribuisce principalmente pacchi alimentari, ma persistono disparità nella rete di assistenza. È urgente promuovere politiche pubbliche più inclusive, soprattutto in un contesto di crescente inflazione e crisi climatica, per garantire un accesso equo a cibi nutrienti e sostenibili.

Collaborazione e competizione nel settore dell’aiuto alimentare

La sicurezza alimentare è un diritto umano fondamentale, ma l'insicurezza alimentare persiste in Italia, dove milioni di persone necessitano di assistenza, un problema esacerbato dalla pandemia. Le organizzazioni solidali territoriali operano attraverso la distribuzione pubblica di alimenti e le donazioni private. Gli studi mostrano una concentrazione significativa di solidarietà nel centro di Roma, mentre le periferie, più bisognose, sono servite in modo disperso. Un migliore coordinamento e una distribuzione più equa delle risorse potrebbero migliorare l'efficacia degli interventi contro la povertà alimentare

Solidarietà alimentare: la rete Caritas come risposta alla povertà alimentare

Negli ultimi quindici anni, la povertà assoluta in Italia è più che raddoppiata, colpendo minori e famiglie vulnerabili. La rete Caritas svolge un ruolo cruciale nell’affrontare quest’emergenza, offrendo supporto oltre la semplice distribuzione di cibo. La pandemia di COVID-19 ha incrementato le richieste di aiuto, stimolando anche innovazioni nei servizi di assistenza alimentare. In Emilia-Romagna, le Caritas hanno creato centri di distribuzione temporanei e potenziato le consegne a domicilio, promuovendo collaborazioni tra istituzioni e associazioni. Sono emersi empori solidali e progetti di utilità collettiva che rinforzano il capitale sociale e favoriscono relazioni comunitarie, dimostrando come la crisi possa rappresentare un'opportunità per costruire un welfare più partecipativo e inclusivo.

Agricoltura sociale: riscatto e nuove opportunità per i detenuti

Negli ultimi anni, l'agricoltura sociale (AS) si è affermata come strumento chiave per l'inclusione e il reinserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, inclusi i detenuti. Questo approccio promuove formazione, responsabilità e coesione sociale, affrontando le sfide della povertà. In Italia, la Legge 141/2015 sostiene queste iniziative tramite incentivi per cooperative sociali. Il progetto “Libere Tenerezze” nel carcere di Ragusa dimostra come l'agricoltura possa migliorare l'autostima dei detenuti e creare un collegamento con la comunità esterna, promuovendo inclusione e solidarietà