27 Luglio, 2024

La concorrenza arriva sulle spiagge. In gara le concessioni demaniali marittime

Tempo di lettura: 4 minuti

1. Un esito scontato

“Il re è nudo !”. Come nella celebre favola “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen, ci voleva l’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato con le due sentenze gemelle nn. 17 e 18 del 9 novembre 2021 per accendere la luce e far vedere “l’elefante nella stanza”, come direbbero gli inglesi, reagendo alla cecità voluta di fronte ad una verità nota a tutti.

Chi mostra stupore per queste sentenze evidentemente ignora quei princìpi fondamentali del diritto unionale di cui il giudice amministrativo ha fatto piana applicazione, come la supremazia del diritto dell’Unione europea sul diritto interno degli Stati membri e l’obbligo di tutte le autorità nazionali di applicare immediatamente le regole europee dotate di efficacia diretta, disapplicando eventuali disposizioni nazionali confliggenti. Ignora anche la posizione assunta, prima, dalla Commissione in vari giudizi di infrazione avviati contro l’Italia, poi, dalla Corte di giustizia nella sentenza “Promoimpresa” del 2016, nel senso che i principi di libera prestazione dei servizi e libertà di stabilimento e le regole attuative fissate dalla direttiva “servizi” del 2006 estendono la liberalizzazione anche al mondo delle concessioni  demaniali marittime a finalità turistico-ricreative.

Il legislatore italiano si è adeguato solo perché costretto, lentamente, poco e male: prima, per sopprimere la regola che privilegiava il gestore uscente (c.d. “diritto di incolato”) in sede di rinnovo delle concessioni; poi, nel 2011, per abrogare la disposizione che prevedeva il rinnovo automatico delle concessioni scadute, ma contemporaneamente concedere la proroga fino al 2015 delle concessioni scadute o in scadenza; ancora, nel 2012, per estendere la proroga al 31 dicembre 2020; poi ancora, nel 2016, per far salvi tutti i rapporti in corso in attesa di un riordino normativo; e poi ancora, nel 2018, per una nuova proroga nientepopodimeno che fino a tutto il 2033.

C’è davvero da sorprendersi se la giurisprudenza italiana quasi unanime, fino all’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, ha ritenuto che questa situazione fosse insostenibile ed esponesse l’Italia a responsabilità certa nei confronti dell’Unione europea per violazione grave e manifesta del diritto dell’Unione, col rischio oltretutto di pesantissime sanzioni anche pecuniarie a carico del bilancio nazionale ?

2. La “realpolitik” del giudice amministrativo e le direttive per il riordino normativo e le prossime gare

L’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha comunque tenuto conto dei problemi di politica economica e sociale derivanti dal blocco immediato delle concessioni e – con una forzatura giuridica – ha differito essa stessa a fine 2023 la scadenza delle concessioni, motivandolo con l’esigenza di dare tempo al Governo per riordinare la normativa e ai Comuni per espletare le procedure di gara senza alcuna interruzione del servizio. Ha fatto di più, dando un … “aiutino” a Governo e Parlamento per l’auspicato riordino normativo, utile anche ai Comuni ove siano costretti a fare da sé con regolamenti e bandi di gara rispettosi del diritto UE. 

I suggerimenti aprono spazi per valorizzare la capacità tecnica, professionale, finanziaria degli operatori, compreso il loro know how, e pure per obiettivi di politica sociale, di protezione dell’ambiente, di salvaguardia del patrimonio culturale. E’ escluso però che la tutela del legittimo affidamento dei concessionari uscenti consenta indennizzi generalizzati al di fuori di una valutazione caso per caso. Interessante è pure il riconoscimento della possibilità di tenere conto “della capacità di interazione del progetto con il complessivo sistema turistico-ricettivo del territorio locale”. Non manca “l’auspicio” che la misura dei canoni concessori non sia – come fino ad oggi – predeterminata e irrisoria ma sia uno dei criteri di gara così da sfruttare l’effettivo valore dei beni demaniali a vantaggio dello Stato.

L’intervento di riordino legislativo spetta allo Stato, non alle Regioni che in effetti sono intervenute solo per i dettagli, per organizzare l’esercizio delle funzioni amministrative trasferite loro dallo Stato nel settore del turismo. Pertanto, anche le normative regionali appaiono oggi inadeguate a garantire il rispetto del diritto UE e sono quindi in parte inapplicabili o perlomeno da integrare secondo le indicazioni ricavabili dal diritto UE.

3. Pianificazione pubblica e innovazione privata nell’uso degli arenili

I concessionari degli arenili devono attenersi, oltre che ai regolamenti comunali d’uso del demanio, anche alla normativa sul buon governo del territorio. La Regione Veneto ha dettato direttive per una specifica pianificazione urbanistica particolareggiata degli arenili, per garantire un’adeguata dotazione di servizi pubblici e spazi di transito in condizioni di sicurezza e di tutela dell’ambiente. Un ulteriore controllo pubblicistico è svolto dal Ministero della Cultura, trattandosi di aree soggette anche a vincolo paesaggistico.

Questo assetto regolamentare, rigido nel tempo e puntiglioso nei dettagli, è molto condizionato da modelli d’uso tradizionali e appare oggi anelastico e talora anacronistico di fronte all’incalzare dell’innovazione e di nuove tecnologie, con turisti abituati ormai a scegliere fra lidi di tutto il mondo per attrattività e dotazione di servizi. E’ forse il caso di interrogarsi sull’opportunità di ampliare, nelle prossime gare, gli spazi lasciati ai concorrenti per proporre nuove idee e nuove soluzioni sul futuro aspetto degli arenili, per contribuire alla competitività internazionale delle spiagge italiane.

Articoli correlati

Sei lezioni dalle città del 2023

Il testo prende in esame sei lezioni apprese dalle presentazioni di Abitare il Vortice nelle città italiane nel 2023. 1) L’abitare si è posto ovunque al centro della discussione sulle città, e non se ne andrà 2) Il cambio di passo nella lotta alla gentrificazione 3) L’egemonia incontrastata dell’overtourism 4) C’è una domanda sempre più diffusa di città 5) C’è una sete enorme di sapere pubblico e condiviso sulla città 6) C’è una domanda pervasiva di nuovi immaginari urbani.

Se un paese cerca una strada, tra economia paziente, spopolamento ed energie da non sprecare. 

Un paese della Puglia riflette su come contrastare fenomeni di spopolamento ormai comuni a tanta parte dell’Italia, si misura con un paese vicino, caso di successo di quella che Paolo Manfredi nel suo libro “L’eccellenza non basta” chiama “economia paziente”. Il contrasto allo smottamento demografico, economico e immobiliare di tanta parte delle aree interne non si risolve con Grandi Piani, ma con un paziente lavoro di coltivazione e accompagnamento di progettualità ed energie sparute e sopite, senza sprecare nulla, perché anche piccoli progetti possono avere impatti significativi.

Se i giovani diventano protagonisti della rigenerazione dei territori

Due progetti avviati da Fondazione Riusiamo l’Italia in Basilicata nel 2022 per sperimentare nei territori rurali del Mezzogiorno metodi e approcci sul riuso creativo, temporaneo e partecipato. Il primo progetto denominato “Mappa delle opportunità ritrovate” è attuato per conto del GAL Cittadella del Sapere consiste in un processo di mappatura del patrimonio dismesso o sottoutilizzato. Il secondo progetto intitolato “Next Generation - Sant’Arcangelo Hub Giovani” ha lo scopo di valorizzare il talento e le competenze di giovani che possano supportare progetti di innovazione in campo sociale, culturale, ambientale e turistico. Le due esperienze definiscono un approccio ad alta vocazione generativa che richiede limitate risorse di adattamento sulle “cose” e maggiori investimenti sulle persone e sulle comunità, sul loro empowerment e sulla propensione a costruire nuovi modelli di sviluppo durevole e sostenibile.

Il progetto NEO a Gagliano Aterno

I piccoli paesi appenninici ribollono di complessità e divengono luoghi fertili per territorializzare alternative culturali e socioeconomiche in tempi di transizione ecologica ed energetica. La dimensione di scala, i vuoti relativi e la posizione decentrata rispetto ai grandi centri antropizzati facilitano tali ambizioni. Attraverso la formazione di operatori di comunità, facilitatori territoriali e neo-popolamento si sperimentano trasformazioni ideologiche e materiali in spazi fragili e marginalizzati sul campo attraverso diversi progetti.

Xfarm agricoltura prossima a San Vito dei Normanni

A San Vito dei Normanni, stiamo trasformando 50 ettari di terre confiscate alla criminalità organizzata in un’azienda agricola, ecologica e sociale capace di generare lavoro, benessere per la comunità e miglioramento dell’ecosistema. Rigeneriamo il suolo, promuoviamo economia circolare, aumentiamo la biodiversità, offriamo prodotti agricoli di qualità, favoriamo inserimenti socio-lavorativi, organizziamo eventi comunitari, sosteniamo la formazione tecnica e la ricerca scientifica, accompagniamo progetti agricoli promossi da giovani del nostro territorio. In tanti e tante, stiamo costruendo un originale hub rurale che vuole contribuire allo sviluppo locale dell’Alto Salento.