18 Settembre, 2024

Il ruolo delle ZES nello scenario del Mediterraneo

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Da tempo si sta assistendo non soltanto ad un nuovo disegno dei commerci mondiali via mare, ma si stanno modificando anche le regole della competitività dei porti, che ormai non possono basare la loro crescita soltanto sulla dotazione infrastrutturale, ma devono essere in grado di offrire servizi ad alto valore aggiunto, aree retro portuali che riconoscano, per le attività manifatturiere e logistiche, agevolazioni fiscali e burocratiche o, comunque, evolversi verso modelli innovativi.

Con l’aumentare dei traffici e delle rotte, e quindi della rilevanza del bacino del Mediterraneo nell’ambito dei trasporti e della logistica marittima, tutti i Paesi che si affaccianosulle sue sponde stanno perseguendo politiche di sviluppo del proprio sistema portuale e retroportuale, coscienti che questo rappresenti un elemento chiave per l’economia e per lo sviluppo e la proiezione estera di un’area.

Il ruolo strategico delle Regioni affacciate sul mare è da sempre riconosciuto come elemento di accelerazione per lo sviluppo economico. Ancor di più nella definizione di una politica industriale, come quella che emerge dall’installazione delle ZES in Italia, le Regioni affacciate sul Mediterraneo, ricopronoun ruolo strategico che si è consolidato negli ultimi anni, grazie ad una serie di fattori, compresa ladirezione lungo la quale si sviluppano le strategie di crescita delle principali economie mondiali.

Il Mediterraneo, infatti, sul piano geo-economico interfaccia il grande mercato atlantico e nord-europeo, da un lato, con quello asiatico e africano, dall’altro. Per questi motivi, la centralità delbacino mediterraneo negli scenari internazionali rappresenta un forte fattore di attrattività perinvestimenti pubblici e privati nel settore dei trasporti e della logistica, che continuano a crescerenonostante nuove criticità e conflitti. È un dato consolidato, infatti, che il Mar Mediterraneo rappresenti una via privilegiata di transito peri traffici containerizzati – il 25%dei servizi di linea mondiali – e che sia un’area molto significativa anche per i traffici a corto raggio, in direzione nord/sud, inparticolare inmodalità Ro-Ro.

Un altro aspetto rivelatore della centralità del Mediterraneo riguarda l’andamento dell’interscambio commerciale da e verso i Paesi dell’area MENA, che dal 2001 ad oggi mantiene una tendenza di costante crescita. Anche le strategie di crescita adottate dalle principali economie mondiali hanno contribuito a rafforzare la centralità del Mediterraneo nella geo-economia marittima: in particolare, la Belt and Road Initiative lanciata dal Presidente cinese Xi Jin ping nel 2013, che si propone di sostenere l’infrastrutturazione dei commerci euro-asiatici che trovano la rotta ideale proprio nel Mare Nostrum; ed ancora l’ammodernamento e l’ampliamento di una seconda corsia di navigazione del Canale di Suez,che sarà completata nel luglio del 2023, che intende accelerare il tempo di transito e ha consentito di raddoppiare il volume di traffico (ad oggi i flussi di merci che passano attraverso Suez in direzione nord hanno per il 31% come destinazione i porti dell’Europa Nord-Occidentale, peri l 26,2% i porti sulle sponde Sud-Est del Mediterraneo e per il 19% quelli della sponda nord del Mediterraneo).

Figura 1 – Canale di Suez

In questo contesto, appare evidente che lo strumento delle zone economiche speciali, che si caratterizzano per essere affacciate sul Mediterraneo e funzionalmente e logisticamente collegate ad esso, rappresenta uno dei principali interventi dell’economia nazionale per risollevare le sorti de Mezzogiorno d’Italia, per riuscire a creare economia fattiva e sostenibile.

Un’opportunità offerta anche dai fondi del PNRR che destinano risorse pari a 630 milioni di euro alle otto ZES italiane, per investimenti infrastrutturali volti ad assicurare un adeguato sviluppo dei collegamenti delle aree ZES con la rete nazionale dei trasporti, in particolare con le reti Trans-Europee (TEN-T), al fine di rendere efficace l’attuazione delle ZES.

Nello specifico, partendo dal presupposto che la pianificazione e realizzazione delle infrastrutture “terrestri” non possa considerarsi “staccata” dallo sviluppo e gestione dei porti, l’intenzione del PNRR è quella di creare delle vere e proprie piattaforme logistiche in grado di fornire i servizi necessari a far attraccare le navi come primo approdo europeo per poi consentire, con l’ausilio di scambi intermodali, la consegna dei container alle varie destinazioni del vecchio continente, favorendo così l’esportazione delle merci.

In tal senso, infatti, l’investimento del PNRR prevede tre priorità di intervento:

  • collegamento di “ultimo miglio”, realizzando efficaci collegamenti tra le aree portuali e industriali e la rete infrastrutturale ferroviaria e stradale facente parte delle reti di trasporto principali, così da consentire ai distretti produttivi di ridurre tempi e costi nella logistica;
  • digitalizzazione e potenziamento della logistica, urbanizzazioni green e lavori di efficientamento energetico e ambientale nelle aree retroportuali e nelle aree industriali appartenenti alle ZES;
  • potenziamento della resilienza e della sicurezza dell’infrastruttura connessa all’accesso ai porti.

A tali investimenti si aggiungono gli interventi portuali inseriti all’interno del Piano Nazionale Complementare, per un ammontare complessivo di 2,835 miliardi di euro di cui il 43% destinato ai porti delle regioni del Mezzogiorno. Tali interventi mirano: allo sviluppo dell’accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici; all’elettrificazione delle banchine (cold ironing); all’aumento selettivo della capacità portuale; allo sviluppo delle aree retroportuali (ultimo/penultimo miglio ferroviario e stradale) e all’efficienza energetica

Insomma, i porti non possono rappresentare entità disconnesse dal funzionamento del sistema economico e sociale. È necessario puntare e investire sulla capacità di connettersi in modo sempre più efficiente con le grandi reti di trasporto, principalmente grazie a infrastrutture all’altezza dei bisogni degli operatori sul piano quantitativo e qualitativo, creando delle vere e proprie piattaforme logistiche in grado di fornire i servizi necessari a far attraccare le navi come primo approdo europeo per poi consentire, con l’ausilio di scambi intermodali, la consegna dei container alle varie destinazioni del vecchio continente, favorendo così l’esportazione delle merci. Non solo il mero scalo, ma anche e soprattutto lavorazione e trasformazione merce, magari in strutture allocante nelle aree rientranti nel bacino delle ZES al fine di ridurre l’effort fiscale e i costi per le imprese.

Ulteriori approfondimenti:

Regione Campania (2018), Piano di Sviluppo Strategico della Zona Economica Speciale della Campania. Bollettino Ufficiale della Regione Campania, n. 26 del 29 Marzo.

Econopoly (2022), PNRR e ZES per l’Italia hub strategico d’Europa nel Mediterraneo. Sole 24 ore, 16 giugno.

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