2 Maggio, 2024

Le risorse regionali per le missioni di spesa negli anni 2019-2021

Tempo di lettura: 5 minuti

Il decreto legislativo n. 118 del 2011, e successive integrazioni e modifiche, ha previsto l’adozione di schemi comuni di bilancio articolati in missioni e programmi e macroaggregati coerenti con la classificazione economica e funzionale (individuata dagli appositi regolamenti comunitari). I nuovi principi di armonizzazione hanno definito per la prima volta l’ordinamento contabile delle regioni inserendo un nuovo corpus normativo nel testo originario del decreto n. 118, disegnando una ampia e organica riforma di contabilità degli enti territoriali.

In precedenza, le regioni, pur in presenza di norme che prevedevano principi generali di coordinamento (decreto legislativo n. 76/2000), avevano adottato interventi differenti in materia di contabilità, determinando sistemi di rendicontazione non solo diversi da regione a regione, ma anche diversi da un esercizio finanziario all’altro nell’ambito della medesima regione rendendo piuttosto difficoltoso elaborare un’analisi delle risorse impiegate nell’ottica delle funzioni svolte.

Nell’ultimo triennio, le spese, al netto dei Servizi per conto terzi e partite di giro, sono cresciute a livello generale del 10,8% per gli impegni (da 182,8 miliardi di euro a 202,6) e del 10,0% per i pagamenti (da 179 miliardi di euro a 196,9). Aumenti si registrano per la componente corrente della spesa (+7,5% per gli impegni e +5,1% per i pagamenti) e per quella degli investimenti (+19,3% per gli impegni e +33,3% per i pagamenti). 

Le missioni previste dal decreto n. 118/2011 sono più di venti, ma le regioni impiegano le risorse disponibili prevalentemente per il finanziamento di alcune di esse in relazione alle funzioni assegnate in base alle norme. La componente maggiore viene utilizzata per sostenere la spesa sanitaria, in media il 70% in tutti gli esercizi analizzati. Le uniche altre due missioni che interessano più del 5% delle risorse totali sono Servizi istituzionali, generali e di gestione e Trasporti e diritto alla mobilità. Tra il 2019 e il 2021, i pagamenti della prima diminuiscono del 7,1%, passando da 13,9 miliardi di euro a 12,9 e il loro peso percentuale sul totale diminuisce di 1,2 punti, mentre quelli della seconda missione si incrementano dell’11,3% e il relativo peso percentuale cresce di 0,1 punti. In questo caso le risorse pagate vanno da 10,4 miliardi di euro nel 2019 a 11,6 nel 2021 (Figura 1).

Escludendo la missione Tutela della salute, a livello nazionale Servizi istituzionali, generali e di gestione, Trasporti e diritto alla mobilità e Relazioni con le altre autonomie territoriali e locali sono le missioni maggiormente finanziate, eccetto nel 2020 quando quest’ultima è sostituita da Diritti sociali, politiche sociali e famiglia. In relazione ai rispettivi totali di ripartizione le principali missioni sono, nel Nord-ovest, Trasporti e diritto alla mobilità, Servizi istituzionali, generali e di gestione seguite nel 2019 e 2021 da Debito pubblico, mentre nel 2020 da Diritti sociali, politiche sociali; nel Nord-est, Servizi istituzionali, generali e di gestione, Relazioni con le altre autonomie territoriali e locali e Trasporti e diritto alla mobilità sono i settori che interessano le risorse più consistenti negli esercizi 2019 e 2021, mentre nel 2020 le posizioni rilevate cambiano e risultano essere Relazioni con le altre autonomie territoriali e locali, Trasporti e diritto alla mobilità e Servizi istituzionali, generali e di gestione.

Figura 1 – Composizione dei pagamenti delle missioni di spesa Totale Italia. Anni 2019-2021 (valori percentuali). Elaborazioni su dati BDAP (MEF) e dati Istat – Rilevazione Bilanci consuntivi delle Regioni e Province autonome

Nel Centro, Trasporti e diritto alla mobilità, Servizi istituzionali, generali e di gestione e Debito pubblico si confermano come i campi prevalenti negli anni 2019 e 2021, nel 2020, invece, è il Debito pubblico a registrare un peso maggiore rispetto ai Servizi generali. Nel Mezzogiorno, infine, le principali missioni sono Servizi istituzionali, generali e di gestione seguiti da Trasporti e diritto alla mobilità e da Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente.

La missione Tutela della salute, come evidenziato in precedenza, è “la” funzione assegnata alle regioni costituendone la principale voce di spesa. Complessivamente, la spesa risulta in crescita del 12,7% per gli impegni, 124,1 miliardi di euro nel 2019 e 139,8 nel 2021, e dell’11% per i pagamenti, 122,9 miliardi di euro nel 2019 e 136,4 nel 2021. La componente corrente della spesa (impegnata e pagata) costituisce in media il 98% delle risorse totali per la sanità nel primo esercizio per poi scendere al 93% circa negli esercizi successivi, confermando l’andamento registrato a livello generale in termini di valori assoluti (impegni e pagamenti in aumento). Analoga tendenza alla crescita si rileva per gli investimenti, in aumento nel primo biennio successivamente in diminuzione. 

La spesa sanitaria pro capite a livello nazionale è pari nel 2019 a 2.062 euro e nel 2021 a 2.312 (+12,1%) risultando in crescita in tutte le realtà territoriali con le eccezioni di Calabria, Piemonte e Umbria. L’aumento maggiore si rileva in Campania seguita da Valle d’Aosta, Sicilia, Molise che presentano tutte una crescita superiore al 20%, mentre Lazio, Basilicata, Veneto, Abruzzo e Emilia-Romagna mostrano un aumento dell’importo pro capite tra il 10 e il 15 per cento. Le restanti regioni registrano un aumento compreso che va dal 2 al 9 per cento (Figura 2).

Figura 2 – Spesa pro capite per la Tutela della salute per Regione e Provincia autonoma. Anni 2019 e 2021 (pagamenti e importi in euro). Elaborazioni su dati BDAP (MEF) e dati Istat – Rilevazione Bilanci consuntivi delle Regioni e Province autonome

L’adozione degli schemi di bilancio armonizzati da parte di molti soggetti pubblici costituisce un importante passo in avanti nello studio della spesa pubblica consentendo di effettuare anche confronti tra i vari livelli istituzionali. I dati analizzati mostrano come le regioni siano di fatto “costrette” a destinare una parte considerevole delle risorse a loro disposizione al finanziamento della spesa sanitaria, assegnando una quota molto residuale alle restanti missioni e quindi al soddisfacimento dei bisogni di altra natura della collettività rappresentata. I dati consuntivi che riguarderanno gli esercizi finanziari futuri con molta probabilità non potranno che confermare il peso notevole della spesa sanitaria, in particolare a causa delle conseguenze della crisi pandemica da Covid-19 rendendo sempre più “rigido” il bilancio degli enti territoriali.

Ulteriori approfondimenti 

Istat – Tavole di dati, Bilanci consuntivi delle Regioni e Province autonome, 2021

Di Stefano R., “La spesa delle regioni prima della pandemia una prima analisi dell’articolazione in missioni“ in economia&politica

Articoli correlati

Salute e territorio: quali connessioni?

L'analisi dei dati ISTAT sulle spese comunali del 2020 rivela l'impatto della pandemia sulla sanità territoriale. Mentre alcuni interventi sono stati interrotti per la paura del contagio, altri hanno richiesto maggiori risorse. Il PNRR ha avviato riforme attese da tempo, come il DM 77, definendo modelli per l'assistenza territoriale. È cruciale concentrarsi sulla sanità di prossimità, specialmente nelle aree interne. Il concetto di One Health guida le politiche, evidenziando l'interconnessione tra ambiente, salute umana e animale. L'Italia, nonostante un'elevata aspettativa di vita, affronta sfide demografiche. È necessario riorientare le politiche per affrontare le patologie croniche, garantendo la sostenibilità del sistema sanitario.

Il PNRR per il socio-sanitario: le riforme previste

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è fondamentale per la ripresa post-pandemia in Europa. In Italia, si focalizza su inclusione e salute, destinando rispettivamente il 9% e l'8% del budget. La Missione 5 mira a riformare l'assistenza alle persone disabili e anziane non autosufficienti, mentre la Missione 6 si concentra sulla sanità territoriale e l'innovazione. Tuttavia, manca un'approccio integrato tra le due missioni, nonostante la chiara interconnessione tra salute e qualità della vita quotidiana, come dimostrato dagli impatti della pandemia da Covid-19.

Le regole per la sanità (e la salute) di prossimità

La salute è un sistema che interviene con azioni diverse sulla malattia ma è anche gioco d’anticipo sulla stessa. Un anticipo che, senza una visione di lunga durata e di pervasività nella società, appare spesso come una spesa rinviabile o un optional. La prevenzione, nelle sue diverse sfaccettature, la medicina di prossimità, le prestazioni a domicilio, sono, al contrario, un investimento obbligatorio sul futuro, strettamente connesso all’uso delle risorse (umane, tecnologiche, economiche) disponibili sul territorio.

La spesa dei comuni per i servizi sociali: trend e divari territoriali

L'analisi del 2021 sui Conti Pubblici Territoriali mostra che l'Italia investe consistentemente in sanità e servizi sociali, con una spesa media di 2.179€ per la sanità e 1.474€ per interventi sociali pro capite. Nel 2020, i comuni hanno destinato 7,85 miliardi di euro, lo 0,47% del PIL, ai servizi sociali, con un aumento del 4,3% rispetto al 2019. Le disparità regionali sono evidenti, con il Nord che supera il Mezzogiorno. Il 36% della spesa comunale va agli interventi diretti, il 32% alle strutture e il 31% ai trasferimenti in denaro, con un notevole aumento nel 2020. Si notano aumenti nella spesa per povertà e disagio, ma preoccupa il calo degli investimenti per gli anziani, nonostante l'invecchiamento della popolazione.

La struttura demografica italiana e l’importanza dell’integrazione socio-sanitaria

L'Italia affronta una struttura demografica regressiva con un numero sempre più alto di anziani rispetto ai giovani. L'indice di vecchiaia nel 2023 è del 193,1%, indicando una popolazione anziana in crescita. La bassa natalità e l'incremento dell'aspettativa di vita creano sfide per il sistema socio-sanitario. La Legge n. 33 del 2023 si propone di affrontare queste sfide promuovendo politiche per l'invecchiamento attivo e l'assistenza agli anziani non autosufficienti. L'integrazione tra servizi sanitari e sociali diventa cruciale per la sostenibilità del sistema.