La mappatura degli spazi ibridi riconosciuti dal Comune di Milano restituisce un’infrastruttura urbana dinamica e plurale, composta da 26 realtà distribuite sul territorio comunale. Una Rete in espansione, a cui è possibile aderire tramite un Avviso pubblico costantemente aperto.
La Rete degli Spazi Ibridi di Milano non è solo un insieme di luoghi: è una visione di città. Una città, che nelle sue innegabili contraddizioni, ha saputo reinventare il concetto di spazio pubblico accogliendo realtà fluide e multiformi, capaci di intrecciare aggregazione, innovazione sociale, cultura, lavoro e inclusione.
Per restituire la varietà e la bellezza di questo ecosistema urbano, raccontiamo le diverse funzioni e vocazioni tematiche dei suoi spazi, mettendo in luce i valori comuni che li attraversano.
In primo luogo, l’accessibilità: sono luoghi aperti a tutta la comunità, dove ritrovarsi, socializzare o semplicemente stare, senza obbligo di consumo o pagamento. In secondo luogo, a geometrie variabili ogni realtà offre strumenti e competenze per lo sviluppo di autonome progettualità, servizi autorganizzati e attività accessibili a diverse fasce di utenza. Infine, la vocazione alla cittadinanza attiva: gli spazi ibridi attivano processi partecipativi e di empowerment abilitando istanze di cambiamento dal basso che generano impatti positivi nei quartieri.
Questi tre elementi – accessibilità, abilitazione, attivazione – li distinguono da altre esperienze di ibridazione, oggi sempre più diffuse ma spesso orientate al mercato, e li rendono generatori di valore pubblico per una città sempre più escludente.
Tra gli spazi dedicati all’arte performativa, in cui le sale teatrali convivono con aree coworking, foresterie e cucine condivise, c’è Campo Teatrale e Teatro Cinema Martinitt. Punti di riferimento per la didattica e la produzione teatrale, oltre che arene per eventi. Più orientati alla residenza artistica e performance multidisciplinare e multimediale, in stretta connessione con il quartiere, sono invece Zonak e Casa Degli Artisti.
Per il suo valore sociale e partecipativo la musica è un’ospite fissa. Il centro polifunzionale MAMU – Magazzino Musica è il salotto degli studenti delle accademie che possono trovare un palco col quale misurarsi e guardare all’opera di professionisti più affermati nel campo della classica; Santeria, oltre alla programmazione musicale contemporanea, guida i giovanissimi verso la formazione nello spettacolo dal vivo; qui i tanti creativi si perdono nelle sale dedicate al coworking, ai workshop e nel print club.
Vi sono poi quegli spazi che usano il cibo e la cultura ambientale come linguaggi universali per costruire comunità. Robb De Matt e mosso sono hub di quartiere con un bistrot sociale che offre lavoro a persone fragili, un portierato sociale ed eventi multidisciplinari che si prendono cura della composizione multietnica del loro territorio. Ribalta Barona ha fatto della produzione di birra artigianale il pretesto per un progetto di inserimento lavorativo e di spazio aggregativo animato. Da lungo tempo radicata, Cascina Cuccagna è l’oasi verde nel cuore della città con orti didattici, ristorante, foresteria, coworking e spazi per spettacoli. Prima monastero e ora cascina agricola, Cascinet offre un agriristoro, orti condivisi con attività di agricoltura e apicoltura, appuntamenti di sport e benessere, e tramanda la tradizione artigianale con una bottega di arti e mestieri. Nello stesso contesto agricolo si colloca anche Padiglione Chiaravalle, il centro culturale dedicato alla transizione ecologica attraverso nuove pratiche di arte pubblica e partecipata tra comunità plurali: cittadini, architetti, designer e artisti.
Nuovo Armenia è “il cinema con il giardino intorno che racconta il mondo”; quello delle comunità multiculturali del suo quartiere. Qui i bambini giocano a fare i critici cinematografici mentre gli adulti partecipano attivamente alla programmazione dello spazio. Spirit De Milan è l’ex cristalleria riqualificata che non dorme mai, dove si ritrova la Milano dell’osteria, una pista da ballo e un palcoscenico per tornare indietro nel tempo, oltre a un vasto cortile invaso da spettacoli e market di stampo circolare. Eastriver è uno dei primi spazi ibridi a popolare il naviglio Martesana, ora in fase di ri-progettazione a seguito di un cambio di gestione, ma a mantenere in salute il quartiere ci pensa una coalizione affiatata di collettivi alla guida di NAMA – Nuovo Anfiteatro Martesana. Nell’intervista dedicata ci raccontano di un progetto pronto a supportare visioni, idee ed energie di chi ha semplicemente voglia di costruire benessere, partecipazione, bellezza e cultura.
La Rete è fatta anche di esperienze singolari, atipiche quanto mai necessarie, come Casa dei Giochi, uno spazio esteso e articolato in labirinti sotterranei e salette esclusive, dedicato alla pratica del gioco libero e una casa per tutte le associazioni ludiche che non sanno dove incontrarsi. Heracles Gymnasium, nell’intervista dedicata, racconta l’anima di una palestra sociale nel cuore di via Padova, che punta a ricostruire legami, rafforzare il senso di appartenenza al quartiere e in cui il corpo è vissuto come risorsa educativa ed etica.
Vi sono poi quelle esperienze pioneristiche, riconosciute oltre i confini nazionali, che mettono insieme tutte le attività sopra elencate in parallelo, vantando la collaborazione di più soggetti. Qui si lavora, si cresce, si prototipa, si fa rete. Mare culturale urbano, distribuito su tre periferie, oltre all’animazione territoriale promuove talenti artistici emergenti e costruisce percorsi di cura e valorizzazione delle comunità locali anche grazie al supporto di artisti. BASE Milano, landmark dell’innovazione culturale, offre un palcoscenico per la co-produzione e sperimentazione artistica e una project house in cui sviluppare progetti innovativi nel settore delle imprese culturali e creative. Tra gli spazi aggregatori e incubatori di idee c’è l’esperienza pluriennale di Stecca 3.0, polo urbano con laboratori permanenti di falegnameria e ciclofficina, attività didattiche e ricreative promossi da decine di associazioni a copertura di diversi ambiti di intervento. All’interno del Villaggio Barona nasce Zumbini 6, il progetto di residenzialità leggera in risposta all’emergenza abitativa che ha costruito un luogo aperto, multiculturale in cui trovare un pub-ristorante, un coworking, un auditorium, cortili aperti e offrire servizi in ambito clinico, educativo, pedagogico. Infine, trova spazio nella Rete il primo repair café di Milano, Lab Barona, un attrezzeria in cui imparare facendo e diffondere la pratica creativa come passaggio di saperi intergenerazionale.
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