16 Ottobre, 2024

Problema casa e recupero degli immobili: cosa chiedono le iniziative popolari

Tempo di lettura: 5 minuti

 “Visto attraverso la lente dell’analisi della problematizzazione foucaultiana, l’abitazione non è stata riconosciuta come un “problema” in Italia” (Tulumello 2023) ovvero il tema della casa é rimasto ai margini della dibattito politico, con un’assenza di politicizzazione nel corso degli ultimi anni. 

Tuttavia, il potenziale per una politicizzazione del tema casa in Italia al 2024 é forse cambiato, in particolare per coloro che si sono mobilitati con comitati, gruppi di cittadini, studenti, operatori sociali e altri per difendere il diritto alla casa come diritto alla città (Rolnik, 2014) proprio nei mesi del 2023-2024. Nella primavera del 2024 si terrà il primo forum nazionale sull´abitare coordinato dal terzo settore a Bologna e l´assemblea nazionale dei movimenti per il diritto all’abitare a Milano; il movimento di Alta Tensione Abitativa nel 2023 pubblica un manifesto e tenta di negoziare un piano di controllo nazionale per gli affitti brevi; a giugno del 2023 gli studenti del movimento autorganizzato Tende in Piazza a Milano occupano lo spazio pubblico rivendicano il diritto allo studio di fuori sede, il PD organizza un incontro territoriale a Mestre a fine 2023 per occuparsi della crisi abitativa, e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la prima volta dopo anni, seppur in modo frammentato e inefficace, riapre gli investimenti sulla casa (Cellamare et al. 2024), la Legacoop propone un quadro di investimenti nazionali per aumentare la disponibilità di alloggi a prezzi calmierati, mentre a fine 2023 il ministro delle infrastrutture Salvini lancia dei tavoli di consultazione con la promessa di investire 100 milioni di € per un piano casa.

La mobilitazione per il diritto alla casa non è un tema nuovo per l’Italia: alla fine degli anni sessanta la protesta nazionale si accende perla mancanza di alloggio per i lavoratori torinesi. Anche oggi la precarietà lavorativa, i lavoratori poveri working poor, la mancanza di prospettive lavorative per una generazione di quelli che oggi sono studenti, hanno messo in luce la tagliente impossibilità economica dell’abitare che appunto ora occupa un nuovo cocente centro del dibattito pubblico.

Nati su geografie e terreni urbani distanti ma uniti da un’unica mancanza di una programmazione strutturale e sociale di casa a livello nazionale, che cosa chiedono oggi i movimenti sociali e i comitati? Le iniziative popolari del 2023 e in corso in Italia testimoniano il sostegno per un’ampia rivendicazione del “diritto alla casa” (non presente come tale nella costituzione italiana) e avanzano proposte concrete per contrastare la mercificazione del bene casa. Tra queste proposte ha un’importanza centrale il tema del recupero, cambio di destinazione e riutilizzo di immobili dismessi e inutilizzati a scopo abitativo. 

Dal 2015 il Comune di Milano esegue il monitoraggio e la mappatura degli immobili degradati e/o abbandonati ma la regione Lombardia non ha un quadro analitico comparabile sul suo territorio. Il movimento studentesco che occupa con le Tende in Piazza lo spazio antistante il Politecnico di Milano a giugno 2023, riapre la questione del riutilizzo di immobili abbandonati con un’occupazione simbolica di alcuni stabili grazie anche al sostegno da parte dei centri sociali (Politecnico di Milano viale Romagna e cinema Splendor con un blitz all’ex ospedale militare di Baggio). A queste occupazioni brevi e simboliche, una parte del movimento si adopera con una mozione presentata al consiglio regionale con il sostengo del consigliere regionale Alleanza Verdi e Sinistra (Avs). La mozione “chiede la messa a disposizione da parte del governo regionale degli stabili sottoutilizzati o inutilizzati”. 

Il tema del riuso degli sfitti tocca anche Torino con l’iniziativa Vuoti a Rendere, che lancia una Delibera di iniziativa Popolare ove si prospettano una serie di misure volte a riattivare il riuso di beni dismessi per residenza a canone concordato, tra cui il rafforzamento dell’agenzia Lo.C.A.Re.(Agenzia Sociale Comunale per la locazione) per uso sociale delle case abbandonate; le maggiorazioni dell’IMU e/o della TARI per lo stato di ingiustificato inutilizzo di beni di grandi proprietari privati; e l’istituto della requisizione, come disciplinato dall’art. 835 c.c. e dalla legislazione speciale. 

A fine 2023, si era chiuso su iniziativa popolare Salviamo Firenze il referendum Firma&Ferma che chiedeva una diversa regolamentazione sul cambio di destinazione degli immobili che favoriva l’ingresso a investimenti speculativi nell’ambito ricettivo sfruttando la destinazione a residenza per studenti. Il referendum chiede in particolare di rimuovere la possibilità di trasformare la destinazione urbanistica da direzionale pubblico a privato per immobili con superficie superiore ai 2.000 mq” e la revoca della delibera per “usi temporanei a fini ricettivo-turistici: modifica della disciplina in senso restrittivo”.

Seppure i tre esempi non sono esaustivi delle poliedricità e ricchezza delle proposte avanzate dai movimenti, questi tre esempi offrono tre punti di riflessione sul tema riuso immobili su argomenti diversi ma complementari. A Firenze si richiede una ratifica delle normative comunali su cambio destinazione di immobili. A Milano, l’occupazione simbolica e mediatica spinge ad acquisire maggiore conoscenza sullo sfitto a scala regionale per un governo del territorio capace di garantire la residenza studentesca economicamente accessibile. A Torino, per promuovere la residenzialità sociale, ci si mobilita per una ricognizione conoscitiva a scala urbana ed eventuale sanzione del patrimonio inutilizzato. Anche le forme di collaborazione con gli enti pubblici nei tre brevi casi presentano risultati e prospettive diverse. Il rapporto tra i movimenti sociali e l’ente pubblico a Firenze è conflittuale e antagonistico. Anche dopo aver raggiunto ampiamente il quorum al referendum, non ci sono stati segni di negoziazione con il comune nei primi mesi del 2024. Nel caso di Milano un accordo almeno su carta è stato ottenuto: la mozione alla Regione Lombardia viene positivamente votata anche grazie alla mobilitazione sociale, e nel Novembre del 2023 il consiglio comunale approva la creazione di uno studentato presso l’ex ospedale militare. La delibera di iniziativa popolare, che sta attualmente raccogliendo firme a Torino, richiede un cambiamento radicale nella gestione della pubblica amministrazione verso una rinnovata capacità gestionale nel sistema di tassazione, nonché una forte volontà politica, in particolare in merito all’interessante prospettiva di requisizioni ed espropriazioni per pubblica utilità. Tali sperimentazioni di politicizzazione, che seppur al momento hanno un carattere prettamente localistico, hanno un potenziale da esplorare per rilanciare interessanti innovazioni anche legislative nazionali di casa come bene pubblico.

Ulteriori approfondimenti

Colini L., Fregolent L. (2024), La casa verso il cambiamento, Urbanistica Informazioni (in stampa).

Rolnik R. (2014), Place, inhabitance and citizenship: The right to housing and the right to the city in the contemporary urban world. International Journal of Housing Policy, 14(3): 293-300.

Tulumello S. (2023), The struggle for problematising housing (in Italy). Reflections from Naples, Turin and beyond. Radical Housing Journal, 5: 101-123.

Articoli correlati

Oltre il contributo d’accesso, per un modello sostenibile di turismo

L'introduzione del contributo d'accesso per i turisti a Venezia ha avuto un effetto boomerang, aggravando i problemi esistenti. Questo intervento, pensato per gestire la pressione turistica, si è rivelato inefficace e controproducente. Venezia, simbolo dell'overtourism, ha visto peggiorare il tessuto sociale e produttivo, con disuguaglianze amplificate e residenti penalizzati. La vera soluzione richiede un futuro economico sostenibile e una regolamentazione più rigorosa del settore turistico, superando l'attuale modello predatorio.

Conto alla rovescia: posti letto e residenti in una città a breve termine

La sperimentazione del contributo d’accesso a Venezia, introdotta per mitigare l'impatto del turismo giornaliero, ha suscitato molte critiche e non ha ridotto la pressione turistica. Le polemiche evidenziano come la misura sembri mirata a capitalizzare i flussi turistici piuttosto che limitarli e non affronti i problemi causati dall’aumento delle locazioni brevi, che superano i posti letto dei residenti. La gestione dell’overtourism richiede interventi complessi e a lungo termine, centrati soprattutto sul tema dell’abitare, per contrastare la trasformazione di Venezia in una città esclusivamente turistica.

Il Contributo d’Accesso come misura di visitor management: il caso di Venezia

Il visitor management propone una varietà di misure in grado di monitorare, informare, influenzare e guidare il comportamento dei visitatori all’interno di diversi contesti come le destinazioni turistiche. Queste misure rispondono a necessità mirate e strutturali per la destinazione che possono contribuire al miglioramento della vivibilità; tuttavia, considerate di per sé non rappresentano un approccio di governance in una visione di sviluppo sostenibile. Il caso del contributo di accesso di Venezia viene utilizzato come caso di discussione.

Progettare città per essere (più) umani

Il comportamento è influenzato dalle nostre biografie individuali e dalle relazioni, sia sociali che con l’ambiente: la personalità che ne deriva si elabora, così, su memorie consce ed inconsce. Queste relazioni modellano le esperienze e il loro ricordo. Molti studi interdisciplinari hanno indagato su come lo spazio influisce sulla personalità, le relazioni, le emozioni e la memoria. La forma urbana agisce sulla coesione sociale, spesso non soddisfacendo i bisogni umani più naturali. È essenziale integrare, perciò, neuroscienze e psicologia ambientale nell'urbanistica per migliorare la qualita del costruito. Tre aree chiave sono la pianificazione, la cura degli spazi aperti e degli edifici, finalizzate alla inclusione sociale, alla sicurezza e ad un’idea di sostenibilità estesa anche al benessere psicofisico dei cittadini.

Invecchiare in città

I dati OCSE rivelano un aumento significativo della popolazione anziana nelle città dovuto all'aumento dell'aspettativa di vita e al calo dei tassi di natalità. Questo cambiamento demografico richiede che le città si adattino per rispondere ai bisogni diversi di una popolazione invecchiata. L'invecchiamento influisce sulla capacità di attenzione e sull'adattamento ai rumori urbani, rendendo la vita in città più difficile per gli anziani. Una pianificazione urbana inclusiva dovrebbe ridurre le complessità decisionali e i livelli di rumore, beneficiando così tutti i cittadini.