30 Marzo, 2023

Patrimonio culturale e sviluppo locale in cinque libri recenti

Tempo di lettura: 5 minuti

Da anni ormai una ricca letteratura multidisciplinare ci aiuta nella comprensione del legame tra patrimonio culturale e sviluppo locale. In particolare, questo pezzo si propone di approfondire l’argomento attraverso cinque volumi di recente uscita che forniscono una chiave di lettura aggiornata sul tema.

Il libro curato da Towse e Navarrete (2022) offre una panoramica generale e attuale sulla materia, mentre quello edito da Cooke e Lazzeretti (2018) spiega come il patrimonio culturale possa essere anche motore di resilienza. Altri testi di recente pubblicazione esplorano invece i meccanismi attraverso i quali la relazione tra patrimonio culturale e sviluppo si concretizza, nello specifico il canale turistico (De Ascaniis e Cantoni 2022), e mezzi di trasmissione più sofisticati e intangibili, quali la creatività (Cerisola 2019) e l’identità territoriale (Panzera 2022).

Per cominciare, nella terza edizione di “Handbook of Cultural Economics”, Towse e Navarrete propongono, attraverso numerosi capitoli tematici ad opera di diversi autori, un imprescindibile quadro generale. Accanto ai fondamentali tradizionali temi legati per esempio al capitale culturale di Throsby, ai distretti culturali, ai musei e al patrimonio culturale tangibile e intangibile, il volume include anche la digitalizzazione come elemento nuovo e criticamente importante, dato il suo impatto sulla produzione e sul consumo all’interno dell’economia della cultura, specialmente per quanto riguarda argomenti quali copyright, politiche culturali e gestione delle imprese creative.

La cultura, però, non deve essere considerata esclusivamente come un promotore di crescita economica in quanto tale. Infatti, può anche essere valutata come fattore di resilienza per le economie urbane e regionali. Ce lo mostra bene il testo curato da Cooke e Lazzeretti (2018), spiegando – attraverso una prospettiva multidisciplinare – come le risorse culturali possano essere alla base di un modello di sostenibilità che aiuti ad affrontare efficacemente diversi tipi di shock. In questo senso, gli autori focalizzano la loro analisi su aspetti importanti quali il contributo dell’arte e della cultura per la rivitalizzazione dei territori.

Per quanto riguarda invece i canali specifici attraverso i quali la relazione tra patrimonio culturale e sviluppo locale può meglio concretizzarsi, il più noto e riconosciuto è senza dubbio quello turistico. Benchè si tratti dell’approccio più abituale, rimane comunque ampiamente valido e non bisogna ritenerlo superato. Lo raccontano nel dettaglio gli autori del libro curato da De Ascaniis e Cantoni (2022), fornendo una attualissima rassegna sul ruolo del digitale all’interno dei meccanismi turistici, accanto a temi relativi ad accessibilità, fruibilità e godimento del patrimonio culturale da parte dei turisti. L’obiettivo del volume è proprio quello di approfondire la comprensione di come il digitale possa essere utilizzato per promuovere una relazione sostenibile tra turismo e patrimonio culturale e la trattazione dell’argomento si rileva estremamente interessante.

Malgrado l’innegabile importanza del ruolo del turismo nel mediare la relazione tra patrimonio culturale e sviluppo economico, la letteratura ha evidenziato anche altri canali più complessi e immateriali attraverso i quali l’efficacia del legame che stiamo esplorando può essere favorito. Cerisola (2019) mostra come il patrimonio culturale tangibile possa promuovere spirito critico e ispirare creatività artistica e scientifica a livello locale. L’azione congiunta di questi talenti creativi a sua volta favorirebbe la nascita di idee nuove, originali e innovative e di conseguenza costituirebbe un motore per la performance del territorio. In quest’ottica, il patrimonio culturale influenza lo sviluppo locale in maniera indiretta, sostanzialmente supportando la nascita e il consolidamento di un ambiente creativo, che fa da mediatore verso lo sviluppo del territorio.

In ogni modo la creatività non è la sola caratteristica immateriale ad essere stata studiata in quest’ambito. Panzera (2022) spiega infatti che il patrimonio culturale materiale deve essere considerato anche come un fattore di coesione sociale e benessere individuale, come un facilitatore di relazioni internazionali, un generatore di identità e senso di appartenenza, un fautore di diversità culturale, un fattore localizzativo ed un elemento simbolico. Secondo questa prospettiva, il patrimonio culturale può sostenere lo sviluppo socioeconomico locale attraverso specifiche tipologie di identità territoriale. In presenza di una comunità cosmopolita, inclusiva e consapevole di una certa coincidenza tra l’interesse individuale e quello collettivo, ad esempio, l’azione del patrimonio culturale sullo sviluppo locale sembra essere più efficace e amplificata.

Tutti questi recenti contributi hanno la caratteristica comune di sottolineare, partendo da prospettive differenti, l’importanza costruttiva della cultura e del patrimonio culturale nella crescita socioeconomica dei territori. Inoltre, costituiscono una stimolante dimostrazione del crescente interesse per questi argomenti e spingono ad approfondire sempre di più la nostra comprensione dei diversi aspetti che contraddistinguono l’importante funzione della sfera culturale non solo nello sviluppo cognitivo, educativo, innovativo, storico e identitario di un’area, ma anche – e sempre più chiaramente – in quello sociale ed economico.

Riferimenti bibliografici

  • Cerisola S. (2019), Cultural Heritage, Creativity and Economic Development. Cheltenham: Edward Elgar.
  • Cooke P., Lazzeretti L. (eds.) (2018), The Role of Art and Culture for Regional and Urban Resilience. Oxon: Routledge.
  • De Ascaniis S., Cantoni L. (eds.) (2022), Heritage, Sustainable Tourism and Digital Media. Cheltenham: Edward Elgar.
  • Panzera E. (2022), Cultural Heritage and Territorial Identity – Synergies and Development Impact on European Regions. Cham: Springer.
  • Towse R., Navarrete Hernández T. (eds.) (2022), Handbook of Cultural Economics – Third Edition. Cheltenham: Edward Elgar.

Articoli correlati

Le ZES: una, nessuna o centomila… che confusione!

Il quadro europeo sulle Zone di Incentivazione si basa sul Codice delle dogane dell’Unione, che fornisce una disciplina unica sulla materia. In questo quadro, le possibilità di modifiche consentite ai singoli Stati hanno, però, portato ad una forte differenziazione delle esperienze europee, in termini sia strutturali, che di obiettivi e di risultato.

Le zone di incentivazione economica: storie di successo in Europa

Le Zone di Incentivazione sono tra i principali strumenti di politica industriale adottati in Europa. Nonostante gli incentivi e le modalità di costituzione siano abbastanza omogenee, esistono grandi differenziali di performance tra le varie aree, con storie di successo che si affiancano a numerosi fallimenti di simili strategie di sviluppo locale.

Il ruolo delle ZES nello scenario del Mediterraneo

La creazione delle ZES in Italia si basa su un criterio fondante di prossimità alle infrastrutture portuali e di conseguente collegamento logistico-funzionale di queste ultime con le aree retroportuali. In questa prospettiva, le ZES permettono di collegare il Mezzogiorno d’Italia al più ampio quadro di sviluppo dei traffici mediterranei in corso e di ritrovata centralità geoeconomica.

La ZES Campania, a che punto siamo?

Dal 2017, l’istituzione delle ZES Campania, come in tutte le regioni del Mezzogiorno, ha seguito un iter lungo e articolato. Dopo una serie di ritardi, la nomina del Commissario e la riforma introdotta col PNRR, le ZES sono oggi pienamente operative, mostrando i primi risultati in termini di localizzazione di nuove imprese e sviluppo delle esistenti.

Streets experiments per la mobilità sostenibile e la socialità

Gli ‘streets experiments’ sono interventi temporanei di modifica delle forme d’uso di uno spazio urbano, già destinato alla mobilità e convertito, parzialmente o totalmente, a spazio pubblico multifunzionale, prevalentemente pedonale. Riconducibili nell’ambito dell’urbanistica tattica queste sperimentazioni, proliferate soprattutto negli ultimi due anni durante la pandemia di Covid-19, sono in grado di dar luogo a spazi pubblici con budget molto ridotti e, nel medio termine, contribuire a modificare stili di vita e comportamenti orientandoli verso scelte di mobilità più sostenibile alla scala urbana. Ma quali fattori incidono su questi impatti e a quali costi?