28 Marzo, 2025

Il doppio lato oscuro del back-shoring

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La pandemia e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno riportato nel dibattito politico la questione della dipendenza critica dell’Unione Europea dalle catene globali del valore. L’idea dell’importanza di accorciare le catene globali del valore risale alla fine degli anni 2000, quando il back-shoring veniva interpretato come un modo per rilanciare la produttività e l’occupazione in gran parte stagnante dopo periodi di crisi economica. Il “Great Trade Collapse” che ha caratterizzato la prima fase della recessione del 2008, quando il commercio internazionale è crollato di circa il 30% tra la prima metà del 2008 e la prima metà del 2009 (WTO, 2009), è stato infatti spiegato come il risultato della forte interconnessione dell’economia mondiale, in cui la diminuzione della domanda statunitense si è propagata con un effetto domino a tutti i paesi attraverso il crollo della domanda di prodotti intermedi fabbricati in tutto il mondo (Baldwin, 2009; Accetturo e Giunta 2016). Con la crisi economica del 2008, hanno iniziato ad emergere dubbi sull’efficienza del metodo di produzione internazionale basato sul commercio in attività.

In quel periodo, l’UE ha iniziato a suggerire una reindustrializzazione tramite back-shoring. L’“Imperativo manifatturiero” dell’UE (Rodrik, 2016) e il piano di Obama per il rilancio del settore manifatturiero (Obama, 2012) hanno evidenziato l’importanza di un rilancio industriale sia per la produttività che per l’occupazione in Europa e negli Stati Uniti. Per l’Europa è stata auspicata “una catena del valore manifatturiera industriale forte, competitiva e diversificata per la competitività e il potenziale di creazione di posti di lavoro dell’UE” (CE 2010, p. 3).

La pandemia, l’obiettivo della sostenibilità ambientale e l’invasione della Russia hanno messo ancora una volta in discussione il modello di produzione attraverso catene globali del valore, trasformando il tema dell’autonomia strategica dell’UE da un obiettivo a lungo termine a un’esigenza urgente (Fabry, 2022). “Autonomia”, “autosufficienza” e “resilienza” sono diventate strategie cruciali da seguire da parte della Commissione europea, con la sua “Politica commerciale aperta, sostenibile e assertiva” (Commissione europea, 2021), ma anche negli Stati Uniti (Lighthizer, 2020) e nei diversi paesi dell’UE, come il Plan de Relance francese (Jacobs et al., 2023; Baechler, 2023).

Questa visione politica manca tuttavia di una dimensione regionale. Nel progetto Twin Seeds abbiamo analizzato (Capello et al., 2025[1]), tra gli altri aspetti, l’impatto che il back-shoring può avere in termini di costi sociali. Il progetto si è occupato di analizzare se esista un doppio lato oscuro del back-shoring per quanto riguarda le disuguaglianze regionali. Da un lato, infatti, il back-shoring può avere un impatto diverso sulle diverse categorie di lavoratori e sui loro salari all’interno della stessa regione, influenzando le disuguaglianze salariali intraregionali. Dall’altro, il back-shoring può avere un impatto diverso sui salari nelle regioni ricche e in quelle povere, colpendo così le disuguaglianze salariali interregionali. Nel caso in cui questi impatti portassero ad un aumento delle diseguaglianze, il verificarsi di questi due effetti indicherebbe l’emergere di un doppio lato oscuro del back-shoring, con importanti conseguenze normative.

I risultati mostrano che le nostre attese non sono errate. Nelle regioni che sono state maggiormente interessate dal fenomeno del backshoring, i salari dei lavoratori poco qualificati sono diminuiti rispetto a quelli dei lavoratori a qualifica medio-alta, facendo registrare un aumento delle disparità di salari intra-regionali.

Ma non è l’unico fenomeno che si registra. I risultati evidenziano anche l’emergere, in presenza di back-shoring, di disuguaglianze interregionali. Tali disuguaglianze consistono nella presenza eterogenea, tra contesti territoriali a diversi livelli di sviluppo economico, dei costi e dei benefici del back-shoring per diverse categorie di lavoratori. In particolare, nelle regioni meno ricche della UE il back-shoring è associato ad una riduzione del 2% circa in tre anni del salario unitario dei lavoratori poco qualificati. Nelle regioni più ricche avviene invece l’opposto, ed il back-shoring è associato ad una crescita di circe l’1,5% (sempre in tre anni) del salario unitario dei lavoratori altamente qualificati. Questo risultato indica che i ricchi nelle regioni ricche diventano sempre più ricchi, e i poveri nelle regioni povere sempre più poveri, indicando, a parità di forza lavoro all’interno delle regioni, un aumento delle disparità interregionali.

Dalla nostra analisi possono derivare alcune importanti implicazioni politiche. In primo luogo, i nostri risultati sembrano respingere l’approccio normativo al back-shoring, la cui narrazione tipicamente associa a questo fenomeno un aumento dell’occupazione (e, di conseguenza, dei salari) dei lavoratori poco qualificati. A quanto pare, vale il contrario. Ciò non significa che il back-shoring generi, in generale, più costi che benefici per la società nel suo complesso. Piuttosto, questo risultato suggerisce che la distribuzione dei benefici, in termini di salari, non è favorevole per i lavoratori poco qualificati, e quindi dovrebbero essere messe in atto politiche redistributive.

In secondo luogo, i nostri risultati sottolineano l’impatto differenziato sulla distribuzione territoriale dei costi e dei benefici del back-shoring. Se l’Unione Europea vuole andare verso un quadro di Autonomia Strategica Aperta, deve tenere in considerazione che i costi economici per i lavoratori poco qualificati si concentrano nelle aree più svantaggiate, mentre vale il contrario per i benefici. Ciò implica che le politiche redistributive non dovrebbero ignorare l’impatto asimmetrico spaziale del back-shoring, concentrandosi principalmente su quelle regioni in cui i lavoratori a basso salario hanno maggiori probabilità di diventare più poveri a causa di tale riconfigurazione delle catene globali del valore.


[1] Capello, R., Afonso, D. L., & Perucca, G. (2025). The double dark side of regional back-shoringGlobal Challenges & Regional Science1, 100001.

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