Luoghi Comuni ha trasformato spazi pubblici pugliesi in centri vitali di attività socio-culturali, stimolando la partecipazione giovanile e il rinnovamento comunitario. Attraverso la rivitalizzazione di spazi sottoutilizzati o in disuso, come l'Officina San Domenico e Casa Bachi, sono stati riempiti di attività immobili pubblici inutilizzati. Questi interventi hanno influenzato positivamente la vita di giovani e comunità locali, offrendo loro nuovi modi di interagire, imparare e crescere insieme.
La Regione Puglia da circa due decadi ha sviluppato un’azione che ha messo assieme Organizzazioni giovanili, Enti pubblici e Comunità locali per il recupero e la valorizzazione di spazi pubblici abbandonati o sottoutilizzati. È nata, così, una rete di luoghi per la creatività, l’espressione e l’educazione non formale dei giovani attraverso l’infrastrutturazione di spazi pubblici accessibili e attrezzati. Le iniziative hanno consentito di rafforzare nei territori, in particolare in quelli più periferici, la presenza di spazi pubblici con effetti positivi sulle comunità di riferimento e la creazione di nuove forme di collaborazione, relazione ed economia sociale sui territori.
Attraverso un’intervista alla Dirigente Antonella Bisceglia e all’Assessore Alessandro Delli Noci, si ricostruisce il percorso di “Luoghi Comuni, diamo spazio ai giovani”, misura di Regione Puglia nell’ambito delle politiche giovanili che ha accompagnato la costruzione di progetti di innovazione sociale in spazi pubblici sottoutilizzati, innescando la nascita di infrastrutture sociali e culturali di prossimità, punti di riferimento per i territori animati dal protagonismo giovanile.
Il Laboratorio Urbano Rigenera a Palo del Colle, Bari, ha trasformato un edificio riqualificato in un centro vitale per la comunità. Offrendo spazi gratuiti, Rigenera ha stimolato l’immaginazione e la qualità delle attività, collaborando con 48 realtà associative, start-up innovative e un incubatore di imprese culturali e sociali. Grazie a investimenti privati e pubblici, ha raggiunto la sostenibilità economica e creato nuove infrastrutture e un festival di comunità.
Negli ultimi dieci anni il dibattito sulla rigenerazione urbana ha visto emergere un oggetto la cui identità sfugge a letture tradizionali. Community hub, spazi ibridi, nuovi centri culturali, in alcuni casi solo spazi: esperienze che, attraverso forme di collaborazione tra cittadine/i, terzo settore e amministrazioni, mettono in atto processi di riuso di beni inutilizzati con finalità̀ socioculturali. La rilevanza della questione nel dibattito pubblico ha condotto il NUVAP a realizzare una ricerca valutativa per indagare dieci anni di relazione tra pratiche e politiche.
Il patrimonio culturale, se adeguatamente valorizzato, può rappresentare un motore di sviluppo locale. Mettere la cultura al centro di politiche dedicate allo sviluppo significa puntare ad investire sulle specificità locali, sulle potenzialità delle risorse territoriali, sulle conoscenze, le capacità e il capitale sociale allo scopo di stimolare creatività, innovazione e progresso sostenibile. Le potenzialità del patrimonio culturale sono molteplici, come le sfide da affrontare per garantire strategie di valorizzazione lungimiranti ed efficaci.
La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it
La storia dell’ex Caserma Trieste racconta le politiche atte a riscattare quest’area abbandonata per farne un modello utile a realtà simili. Purtroppo, nel quadro geopolitico grandemente mutato, l’importanza del confine nord-orientale italiano assume un nuovo ruolo e la retrocessione dei luoghi ex-militari alle comunità locali è più così certa.
In anni recenti molti esponenti del mondo accademico e tra i policy makers si sono schierati contro la narrazione dominante che le zone marginali siano destinate ad un inesorabile destino di abbandono e lenta scomparsa. Esistono in realtà alcuni territori, che abbiamo definito ‘vibranti’, capaci di resistere alla tendenza allo spopolamento adattandosi alla loro perifericità. Comprendere quali siano gli elementi esogeni, o quali le risorse endogene su cui hanno fatto perno, diviene un importante fattore di conoscenza per chi ha la responsabilità di proporre strumenti per promuovere la coesione territoriale e ridurre le disparità territoriali.
Il reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane è da anni oggetto di riflessione e costruzione di politiche pubbliche in diverse metropoli globali. L’insediamento e la crescita di imprese nel campo della manifattura digitale e del nuovo artigianato sono perseguiti allo scopo di contribuire al rilancio del ceto medio correlato a nuovi processi di rigenerazione. Tale tematica chiama in causa il rapporto fra aree urbane e territori produttivi che nel caso di Milano suggerisce nuove forme di divisione del lavoro fra il capoluogo lombardo e il Made in Italy su scala nazionale.