Roberta Rabellotti

Professoressa Ordinaria di Economia Politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Pavia. È laureata in Economia presso l'Università Bocconi, ha conseguito un Master of Science in Economia dello Sviluppo presso l'Università di Oxford (St. Antony's College) e un Dottorato di Ricerca presso l'Istituto di Studi sullo Sviluppo dell'Università di Sussex. La sua ricerca si concentra sull'economia dello sviluppo, sull'economia regionale, sull'innovazione nei paesi in via di sviluppo, sui cluster e sulle piccole imprese, sulle multinazionali e sulle catene del valore globali. Ha esperienze lavorative con Orkestra, la Banca Interamericana dello Sviluppo, la Commissione Europea, l'UNIDO, l'OIL, l'ECLAC-UN e l'UNCTAD.

Il milieu innovateur: oltre il distretto industriale

Negli anni '80, il GREMI è stato fondato per studiare il ruolo dello spazio nell'innovazione. Roberto Camagni è stato uno dei fondatori e ha introdotto il concetto di "milieu innovateur" per enfatizzare il ruolo dei territori nello sviluppo dell'innovazione. Ha sottolineato l'importanza dell'accesso a conoscenze esterne e delle reti di imprese per la competitività dei cluster. Uno studio sui distretti calzaturieri italiani ha confermato l'importanza dell'accesso a conoscenze esterne e dei legami territoriali. I contributi di Camagni hanno anticipato le sfide dei distretti italiani e dei cluster globali, trasmettendo l'importanza di pensare in modo innovativo alle future generazioni di studiosi.

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Una Call per gli Autori

La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it

I vantaggi economici e sociali del reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane

Il reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane è da anni oggetto di riflessione e costruzione di politiche pubbliche in diverse metropoli globali. L’insediamento e la crescita di imprese nel campo della manifattura digitale e del nuovo artigianato sono perseguiti allo scopo di contribuire al rilancio del ceto medio correlato a nuovi processi di rigenerazione. Tale tematica chiama in causa il rapporto fra aree urbane e territori produttivi che nel caso di Milano suggerisce nuove forme di divisione del lavoro fra il capoluogo lombardo e il Made in Italy su scala nazionale.

Dalla rigenerazione alla rimilitarizzazione delle ex caserme dismesse. Il caso della Caserma Trieste a Casarsa della Delizia

La storia dell’ex Caserma Trieste racconta le politiche atte a riscattare quest’area abbandonata per farne un modello utile a realtà simili. Purtroppo, nel quadro geopolitico grandemente mutato, l’importanza del confine nord-orientale italiano assume un nuovo ruolo e la retrocessione dei luoghi ex-militari alle comunità locali è più così certa.

Distanti ma vibranti. La capacità dei luoghi di adattarsi alla perifericità

In anni recenti molti esponenti del mondo accademico e tra i policy makers si sono schierati contro la narrazione dominante che le zone marginali siano destinate ad un inesorabile destino di abbandono e lenta scomparsa. Esistono in realtà alcuni territori, che abbiamo definito ‘vibranti’, capaci di resistere alla tendenza allo spopolamento adattandosi alla loro perifericità. Comprendere quali siano gli elementi esogeni, o quali le risorse endogene su cui hanno fatto perno, diviene un importante fattore di conoscenza per chi ha la responsabilità di proporre strumenti per promuovere la coesione territoriale e ridurre le disparità territoriali.

Il progetto NEO a Gagliano Aterno

I piccoli paesi appenninici ribollono di complessità e divengono luoghi fertili per territorializzare alternative culturali e socioeconomiche in tempi di transizione ecologica ed energetica. La dimensione di scala, i vuoti relativi e la posizione decentrata rispetto ai grandi centri antropizzati facilitano tali ambizioni. Attraverso la formazione di operatori di comunità, facilitatori territoriali e neo-popolamento si sperimentano trasformazioni ideologiche e materiali in spazi fragili e marginalizzati sul campo attraverso diversi progetti.