Massimo Bricocoli

Professore ordinario di Tecnica e pianificazione urbanistica e dal 2020 Direttore del Dipartimento di architettura e studi urbani (DAStU) del Politecnico di Milano dove è docente di Housing and Neighbourhoods e Urban Ethnography. Ha insegnato presso lo IUAV, l’Università Cà Foscari a Venezia, l’Université du Luxembourg e la HafenCity Universität di Amburgo. Si occupa di forme e modi dell’azione pubblica nel governo del territorio, dei nessi tra politiche di welfare e pianificazione urbanistica, di rigenerazione urbana e di politiche della casa. Su questi temi coordina e contribuisce a progetti di ricerca in Italia e all’estero e pubblicato un ampio numero di contributi. È coordinatore scientifico di OCA, Osservatorio Casa Abbordabile di Milano Metropolitana.

Milano per chi? Un osservatorio per qualificare il dibattito sulla casa a Milano

OCA, l’Osservatorio Casa Abbordabile di Milano metropolitana, affronta il tema di ricerca dell’abbordabilità, traduzione originale in italiano del termine affordability impiegato nella letteratura internazionale. Con abbordabilità facciamo riferimento alla capacità di persone e famiglie di accedere e mantenere un’abitazione in determinati contesti urbani, primariamente in riferimento alla relazione tra costi abitativi e capacità economica garantita dal proprio reddito.

L’abbordabilità dentro e fuori Milano: prospettive di ricerca e per le politiche

I dati elaborati da OCA danno il senso delle criticità correnti nell’accesso alla casa a Milano a fronte delle condizioni offerte dal mercato del lavoro. Ampie categorie di lavoratori a basso reddito della città sono in difficoltà nel trovare casa a costi accessibili. Si tratta di un fenomeno da studiare ed analizzare.

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Una Call per gli Autori

La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it

I vantaggi economici e sociali del reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane

Il reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane è da anni oggetto di riflessione e costruzione di politiche pubbliche in diverse metropoli globali. L’insediamento e la crescita di imprese nel campo della manifattura digitale e del nuovo artigianato sono perseguiti allo scopo di contribuire al rilancio del ceto medio correlato a nuovi processi di rigenerazione. Tale tematica chiama in causa il rapporto fra aree urbane e territori produttivi che nel caso di Milano suggerisce nuove forme di divisione del lavoro fra il capoluogo lombardo e il Made in Italy su scala nazionale.

Dalla rigenerazione alla rimilitarizzazione delle ex caserme dismesse. Il caso della Caserma Trieste a Casarsa della Delizia

La storia dell’ex Caserma Trieste racconta le politiche atte a riscattare quest’area abbandonata per farne un modello utile a realtà simili. Purtroppo, nel quadro geopolitico grandemente mutato, l’importanza del confine nord-orientale italiano assume un nuovo ruolo e la retrocessione dei luoghi ex-militari alle comunità locali è più così certa.

Distanti ma vibranti. La capacità dei luoghi di adattarsi alla perifericità

In anni recenti molti esponenti del mondo accademico e tra i policy makers si sono schierati contro la narrazione dominante che le zone marginali siano destinate ad un inesorabile destino di abbandono e lenta scomparsa. Esistono in realtà alcuni territori, che abbiamo definito ‘vibranti’, capaci di resistere alla tendenza allo spopolamento adattandosi alla loro perifericità. Comprendere quali siano gli elementi esogeni, o quali le risorse endogene su cui hanno fatto perno, diviene un importante fattore di conoscenza per chi ha la responsabilità di proporre strumenti per promuovere la coesione territoriale e ridurre le disparità territoriali.

Il progetto NEO a Gagliano Aterno

I piccoli paesi appenninici ribollono di complessità e divengono luoghi fertili per territorializzare alternative culturali e socioeconomiche in tempi di transizione ecologica ed energetica. La dimensione di scala, i vuoti relativi e la posizione decentrata rispetto ai grandi centri antropizzati facilitano tali ambizioni. Attraverso la formazione di operatori di comunità, facilitatori territoriali e neo-popolamento si sperimentano trasformazioni ideologiche e materiali in spazi fragili e marginalizzati sul campo attraverso diversi progetti.