Francesco Zollino

Direttore presso la Banca d’Italia, dove ricopre l’incarico di sostituto del titolare del Servizio Gestione delle Informazioni. Tra i suoi interessi di ricerca, ha analizzato le determinanti della produttività e del potenziale di crescita dell’Italia in ottica comparata e storica; ha approfondito il ruolo dei mercati immobiliari nella trasmissione della politica monetaria, per la stabilità finanziaria e il benessere sociale. E’ membro del Comitato scientifico del REInnovation Lab presso la SDA-Bocconi; ha coordinato un gruppo di lavoro ESRB sulle metodologie per l’identificazione delle vulnerabilità sistemiche dei mercati immobiliari e la valutazione delle misure macroprudenziali per il loro contrasto; è stato consigliere per il Ministro dell’Università e ricerca per le politiche economiche e la strategia del PNRR.

Mercato immobiliare e disagio sociale in Italia

Alla luce delle imperfezioni del mercato immobiliare, intense in Italia date le specificità del patrimonio abitativo e le ampie lacune statistiche, interventi per un migliore accesso ai servizi abitativi si articolano sulla mitigazione delle asimmetrie informative alla base dell’esclusione dalla proprietà della casa e, soprattutto, sull’estensione del mercato delle locazioni così da ridurre il disagio di chi, soprattutto giovani, non eredita oppure non può permettersi l’acquisto di una abitazione.

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Il patrimonio culturale come motore di sviluppo locale: quali opportunità e sfide?

Il patrimonio culturale, se adeguatamente valorizzato, può rappresentare un motore di sviluppo locale. Mettere la cultura al centro di politiche dedicate allo sviluppo significa puntare ad investire sulle specificità locali, sulle potenzialità delle risorse territoriali, sulle conoscenze, le capacità e il capitale sociale allo scopo di stimolare creatività, innovazione e progresso sostenibile. Le potenzialità del patrimonio culturale sono molteplici, come le sfide da affrontare per garantire strategie di valorizzazione lungimiranti ed efficaci.

Una Call per gli Autori

La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it

Dalla rigenerazione alla rimilitarizzazione delle ex caserme dismesse. Il caso della Caserma Trieste a Casarsa della Delizia

La storia dell’ex Caserma Trieste racconta le politiche atte a riscattare quest’area abbandonata per farne un modello utile a realtà simili. Purtroppo, nel quadro geopolitico grandemente mutato, l’importanza del confine nord-orientale italiano assume un nuovo ruolo e la retrocessione dei luoghi ex-militari alle comunità locali è più così certa.

Distanti ma vibranti. La capacità dei luoghi di adattarsi alla perifericità

In anni recenti molti esponenti del mondo accademico e tra i policy makers si sono schierati contro la narrazione dominante che le zone marginali siano destinate ad un inesorabile destino di abbandono e lenta scomparsa. Esistono in realtà alcuni territori, che abbiamo definito ‘vibranti’, capaci di resistere alla tendenza allo spopolamento adattandosi alla loro perifericità. Comprendere quali siano gli elementi esogeni, o quali le risorse endogene su cui hanno fatto perno, diviene un importante fattore di conoscenza per chi ha la responsabilità di proporre strumenti per promuovere la coesione territoriale e ridurre le disparità territoriali.

I vantaggi economici e sociali del reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane

Il reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane è da anni oggetto di riflessione e costruzione di politiche pubbliche in diverse metropoli globali. L’insediamento e la crescita di imprese nel campo della manifattura digitale e del nuovo artigianato sono perseguiti allo scopo di contribuire al rilancio del ceto medio correlato a nuovi processi di rigenerazione. Tale tematica chiama in causa il rapporto fra aree urbane e territori produttivi che nel caso di Milano suggerisce nuove forme di divisione del lavoro fra il capoluogo lombardo e il Made in Italy su scala nazionale.