Claudio Bertorelli

Ha una formazione ibrida per definizione e una naturale inclinazione di ricerca verso i paesaggi del contemporaneo. Dagli studi classici alla facoltà di Ingegneria di Trieste, dove ha svolto attività didattica e fondato LAST – laboratorio di produzione dei master post-lauream, fino alla creazione delle due strutture Centro Studi Usine (2002) e Aspro Studio (2003), con le quali ha portato a termine molti interventi costruiti e processi di rigenerazione urbana e sociale. Dal 2007 al 2013 ha ideato e diretto Comodamente, primo festival in Italia andato in scena in soli luoghi dismessi, mentre nel 2010 ha ideato, in collaborazione con Fuoribiennale, Provincia Italiana. Dal 2014 al 2016 è stato direttore della Fondazione Francesco Fabbri, e nel 2017 è stato invitato come esperto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo a dare il proprio contributo alla prima piattaforma nazionale “Futuro Periferie”. Ha contribuito alla stesura dei contenuti della nuova Legge Regione Veneto sul “Contenimento del consumo di suolo e rigenerazione urbana".

Si scrive spiaggia ma si legge città

Le località balneari italiane stanno superando i confini della stagionalità per assumere un ruolo urbano permanente. Non più semplici mete estive, ma paesaggi abitati e condivisi tutto l’anno, capaci di generare valore economico, culturale e sociale. Le spiagge diventano laboratori di innovazione, in cui comunità dinamiche sperimentano nuovi modelli di convivenza e uso dello spazio, oltre la zonizzazione tradizionale. In questo processo si afferma la “città di relazione”: un contesto flessibile, dove i luoghi non si consumano ma si rigenerano, adattandosi ai ritmi del vivere contemporaneo e aprendo scenari inediti per il futuro urbano.

Il futuro delle spiagge arriverà in pattino?

Nel futuro delle spiagge italiane si intravede un paesaggio sul nascere lungo quanto tutto il perimetro della costa italiana. Capace di tenere in equilibrio tutela del diritto allo spazio pubblico, nuovi costumi, nuovi bisogni, nuove forme di relazione urbana a valle della paura pandemica. E capace di generare una comunità permanente più dinamica, connessa e vocata a esperienze simultanee.

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Il patrimonio culturale, se adeguatamente valorizzato, può rappresentare un motore di sviluppo locale. Mettere la cultura al centro di politiche dedicate allo sviluppo significa puntare ad investire sulle specificità locali, sulle potenzialità delle risorse territoriali, sulle conoscenze, le capacità e il capitale sociale allo scopo di stimolare creatività, innovazione e progresso sostenibile. Le potenzialità del patrimonio culturale sono molteplici, come le sfide da affrontare per garantire strategie di valorizzazione lungimiranti ed efficaci.

Una Call per gli Autori

La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it

Dalla rigenerazione alla rimilitarizzazione delle ex caserme dismesse. Il caso della Caserma Trieste a Casarsa della Delizia

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