Tag: Povertà

Ripensare l’innovazione sociale e la povertà alimentare. Spostare l’attenzione dal bisogno al benessere delle persone

Nonostante la crescente quantità di studi sulla povertà alimentare, che ne hanno approfondito diverse dimensioni e aspetti, soprattutto in termini di conseguenze materiali e immateriali, persiste l'idea prevalente di una risposta orientata al bisogno. Le soluzioni strutturali proposte spesso coinvolgono la modifica delle condizioni materiali legate al reddito e, in generale, alle misure di protezione sociale. Questo articolo propone la necessità di adottare nuovi obiettivi nel contrastare la povertà alimentare, non più orientati esclusivamente a evitare la condizione di bisogno, ma piuttosto finalizzati al raggiungimento del benessere alimentare. Cambiare la prospettiva attraverso cui analizziamo la povertà alimentare ha importanti implicazioni sul concetto di innovazione sociale, soprattutto in relazione alle pratiche di aiuto, con particolare riferimento al recupero e alla redistribuzione delle eccedenze alimentari.

Disparità sociali ed economiche del post Covid. Quali sfide per i territori?

In questo numero della rivista DiTe online presentiamo un primo gruppo di contributi tratti dal volume dal titolo “The regional challenges in the post-Covid era”, curato da Annalisa Caloffi, Marusca De Castris e Giovanni Perucca per la collana Scienze Regionali di FrancoAngeli. Il volume raccoglie alcuni contributi presentati nella conferenza AISRe 2021, in cui vari scienziati regionali e urbani hanno discusso vari aspetti della cosiddetta ‘nuova normalità’ del post-Covid. Questo primo gruppo di saggi analizza diverse dimensioni delle disparità socioeconomiche generate o esacerbate dalla pandemia, discutendone l'evoluzione sia a livello locale sia all'interno dei luoghi.

Rischio povertà e Covid-19: un’analisi dei fattori di fragilità a livello territoriale

Nel 2020 la crisi innescata dalla pandemia dovuta al Covid-19 ha avuto un effetto cruciale in termini socioeconomici con un forte impatto sui rischi di povertà. Tuttavia, questi rischi non si sono distribuiti uniformemente nella popolazione e nel contesto territoriale italiano ma hanno colpito maggiormente le famiglie che erano (o si sentivano) già povere prima della pandemia. In particolare, i soggetti che sembrano aver subito gli effetti più consistenti sono sia quelli che vivono nei comuni di medio-piccole dimensioni delle aree del Nord e del Centro sia i lavoratori meno tutelati nel mercato del lavoro, ossia i lavoratori autonomi e a seguire i non occupati e i lavoratori precari.

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Backshoring: una vera strategia di rilancio per le regioni Europee?

Il backshoring si configura come una strategia chiave per il rilancio dell’economia europea, e a sostegno delle criticità dell’economia europea evidenziate dal Rapporto Draghi (2024). All’interno del progetto Horizon TWIN SEEDS sono state sviluppate molte analisi volte alla comprensione dell’impatto del backshoring sulle dinamiche occupazionali, sulla crescita e sulle disparità regionali. Il risultato è molto chiaro: il rientro delle attività industriali in Europa favorisce crescita e occupazione in modo territorialmente disomogeneo, un processo che porta ad un deterioramento della disparità tra regioni e, all’interno di esse, della distribuzione del reddito tra gruppi di individui e tra fattori produttivi. Il rischio di accentuazione delle disuguaglianze rende imprescindibile l’adozione di politiche di supporto volte a mitigare gli effetti negativi e a garantire una transizione equilibrata.

Backshoring e dinamica occupazionale manifatturiera

Il reshoring, nelle forme di nearshoring e backshoring, è promosso dall’UE per avviare un processo di reindustrializzazione, ma gli effetti di questo fenomeno a livello macroeconomico restano poco studiati. Un’analisi econometrica mostra che in media il backshoring incide poco sulla crescita occupazionale manifatturiera, suggerendo che automazione e tecnologie digitali creino valore senza aumentare l’occupazione. Tuttavia, il fenomeno ha effetti diversi in regioni diverse. Nelle regioni manifatturiere tradizionali, grazie al backshoring, l’occupazione registra un incremento, ad indicare che la reindustrializzazione permette un rilancio delle tradizionali vocazioni industriali locali. Lo stesso effetto positivo non è individuato nelle regioni che emergono come nuove localizzazioni manifatturiere in Europa, a sostegno dell’importanza e della necessità di politiche industriali mirate per tipologie di regioni.

Catene del valore globale e polarizzazione del mercato del lavoro locale

Il concetto di polarizzazione del mercato del lavoro, teorizzato dagli economisti americani Katz, Autor e Acemoglu, descrive la crescita dell’occupazione nelle occupazioni altamente qualificate e in quelle a basso salario, a discapito delle professioni intermedie. Nel progetto Twin Seeds, si dimostra che le catene globali del valore (GVC) hanno amplificato il fenomeno, consentendo alle imprese di esternalizzare attività meno strategiche. L’analisi mostra infatti come la presenza sia delle case madri sia delle imprese controllate contribuiscano alla polarizzazione. Questi risultati suggeriscono che esiste uno spazio normativo per mitigarne gli effetti.

Chi si oppone al commercio internazionale? Costi e benefici percepiti nelle regioni dell’Unione Europea

Negli ultimi 15 anni, il declino dell’integrazione economica globale è stato motivato, oltre che da crisi geopolitiche e pandemia, da una crescente domanda di protezionismo da parte dei cittadini, soprattutto nei paesi più sviluppati dal punto di vista economico. Questo sentimento si è tradotto in un crescente sostegno elettorale per movimenti politici in aperta opposizione all’integrazione economica internazionale. Il progetto TWIN SEEDS analizza le percezioni dei cittadini UE sul commercio internazionale, evidenziando maggiore ostilità tra i lavoratori meno qualificati e variazioni tra gli altamente qualificati in base all’intensità ed alla modalità con la quale la comunità in cui vivono partecipa al commercio internazionale. I risultati sono coerenti con l’idea che l’integrazione commerciale generi i maggiori costi nelle comunità specializzate in fasi produttive meno avanzate, riducendo il benessere di tutta la popolazione, indipendentemente dalla qualifica professionale individuale. I risultati suggeriscono la necessità di politiche redistributive volte a mitigare le disuguaglianze tra gruppi di individui, aumentando il benessere sociale.

Una Call per gli Autori

La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it