Tag: pianificazione

Letture per una città inclusiva e femminista

La selezione bibliografica invita a riflettere sul ruolo sociale assegnato alla donna e come la separazione tra la dimensione pubblica e privata in base ai ruoli di genere si sia tradotta nella città, limitando le sue possibilità di accesso agli spazi pubblici. Può la prospettiva di genere essere strumento per pianificare un modello urbano alternativo?

Pensare con gli “irregolari”

L’articolo argomenta le ragioni di un rinnovato interesse teorico e pratico nei confronti dell’osservazione e dell’interpretazione dei processi di pianificazione, in un contesto di grande incertezza, debolezza delle istituzioni e insieme nuova rilevanza delle strategie pubbliche di programmazione e pianificazione degli investimenti. L’articolo giustifica inoltre la strategia di indagine che mi ha portato a risalire al pensiero e alle intuizioni di tre straordinari maestri del XX secolo: Ivan Illich, Albert Hirschman e Charles Lindblom.

Per istituzioni irregolari. Una recensione al testo di Gabriele Pasqui

Il libro propone un nuovo approccio alla pianificazione territoriale: processuale e strategico, con comunicazione plurale delle conoscenze, pensiero divergente e coinvolgimento pubblico. Promuove approcci e metodologie diverse, il pluralismo come base per la democrazia e la governance, l'innovazione pubblica e la co-produzione come strumenti di trasformazione istituzionale e culturale. Invita a politizzare l'azione pubblica, collegandola alle pratiche quotidiane e al potere. Il planner è visto come un professionista riflessivo, la pianificazione come opportunità di intervento e apprendimento

Le capacità della camminabilità

Come l’ambiente urbano accoglie e favorisce il camminare determina come le persone percepiscono, usano e vivono la città. Il concetto di camminabilità è un tentativo programmatico di spingersi oltre l’accessibilità e di rilevare come e quanto l’ambiente urbano è in grado di offrirsi come piattaforma di vita quotidiana. Inoltre, La camminabilità intesa come capacità urbana fa riflettere sulle pratiche di pianificazione delle dotazioni urbane, e suggerisce una possibile via operativa di integrazione della base informativa utilizzata per descrivere e valutare la componente urbana della qualità della vita.

Articoli più letti

Sei lezioni dalle città del 2023

Il testo prende in esame sei lezioni apprese dalle presentazioni di Abitare il Vortice nelle città italiane nel 2023. 1) L’abitare si è posto ovunque al centro della discussione sulle città, e non se ne andrà 2) Il cambio di passo nella lotta alla gentrificazione 3) L’egemonia incontrastata dell’overtourism 4) C’è una domanda sempre più diffusa di città 5) C’è una sete enorme di sapere pubblico e condiviso sulla città 6) C’è una domanda pervasiva di nuovi immaginari urbani.

Di chi è la città?

Seguendo allo stesso tempo l’evoluzione del dibattito e il percorso personale dell’autore, “Abitare il vortice” esemplifica efficacemente la necessità di guardare oltre le forme che la città assume per indagare i processi che tali forme producono, a partire da alcuni interrogativi finalmente divenuti centrali ma in larga parte irrisolti: come si produce ‘valore’ nella città e nell’economia urbana contemporanea? Chi lo produce, e chi se ne appropria? Di chi è la città? E come fare per riappropriarsene?

Indizi per capire come funzionano le città

Il libro di Niessen offre una profonda analisi della società urbana contemporanea, esplorandone alcuni processi chiave a partire da un insieme molto organico composto da piccole storie e grandi sistemi, dettagli e sguardi d’insieme, storie e aneddoti. L’autore ci invita a riflettere sul significato di cultura, sulle forze che mettono la nostra vita sociale in pericolo ma offre anche gli strumenti da mettere in campo per riprendersi la città.

I vortici urbani, tra città-merce e nuovi spazi del dissenso

Nel suo Abitare il vortice Bertram Niessen analizza criticamente la realtà della città contemporanea, interessata da processi sempre più spinti di finanziarizzazione, gentrificazione e turistificazione, e ciononostante ancora capace di produrre nuove spazialità e pratiche collettive di dissenso. Dalla sua lettura sembra emergere una evidente dualità: quella tra città “concepita”, plasmata dalle amministrazioni, dal capitale finanziario e dal city branding, e città “praticata”, animata dai movimenti dal basso e da una cultura diffusa che apre costantemente a nuovi modi di fare comunità.

La vera questione non è aste sì aste no, è lo statuto collettivo degli arenili

In Italia, la maggior parte delle spiagge è trattata come una risorsa commerciale anziché come un bene pubblico. Questo approccio ha condotto a una massiccia privatizzazione delle spiagge, soprattutto nelle zone con alta domanda sociale. Inoltre, ha trasformato una questione legata alla gestione di beni collettivi in un dibattito incentrato sul rinnovo delle concessioni o sulle loro aste. La gestione delle spiagge dovrebbe invece prioritariamente rispondere alle necessità della società, garantendo l'accesso gratuito e considerando anche gli aspetti ecologici. Questo potrebbe essere realizzato tramite una graduale riduzione delle concessioni nelle regioni con elevata richiesta e una ridefinizione delle tariffe per assicurare l'accessibilità per tutti.