9 Ottobre, 2024

Le Comunità Energetiche Rinnovabili come strumento di transizione energetica

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All’interno del Vecchio Continente, l’Italia è il paese con il maggior grado di dipendenza energetica dall’estero. Anche per motivo, è necessario trovare forme e modelli di produzione energetica fondate sull’uso di fonti rinnovabili. Rispetto alle infrastrutture energetiche, la complessa situazione geopolitica, generata dall’invasione dell’Ucraina, ha ridato un forte impulso all’utilizzo di fonti alternative per la produzione di energia rispetto a quelle russe. Gli obiettivi europei per la transizione energetica puntano verso un utilizzo intensivo di energia rinnovabile, in particolare di quella fotovoltaica ed eolica, cresciute esponenzialmente negli ultimi anni. 

La tendenza ad utilizzare fonti di energia rinnovabile ha un significato più ampio di quello relativo ai soli aspetti economici e geopolitici. L’ energia rinnovabile, come quella solare, oltre a favorire un risparmio in termini economici, impatta in misura decisiva sulla qualità dell’ambiente, riduce i costi in bolletta, contrasta la povertà energetica e favorisce lo sviluppo dell’economia locale. Molte regioni si stanno attrezzando dal punto di vista normativo e tecnico per la costituzione di modelli di produzione di energia basati su risorse rinnovabili e green. Tali modelli oltre a ridurre la dipendenza dall’estero, favoriscono la decarbonizzazione, limitando l’uso di combustibili fossili, principali fattori responsabili dell’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre, causa di inquinamento, effetto serra e surriscaldamento globale. La scelta green inoltre preserva l’ambiente poiché non soggetta ad esaurimento (Aura C., 2022). È quindi necessario indirizzare il Paese e quindi i governi regionali a favorire lo sviluppo della transizione energetica. 

Una delle forme più innovative che si sta sviluppando come modello di generazione e consumo dell’energia basato su fonte rinnovabile, e che in futuro ricoprirà un ruolo sempre maggiore nel processo di transizione energetica e decarbonizzazione, è rappresentata dalla comunità energetica da fonte rinnovabile. Grazie ad essa, si riesce ad ottenere energia da fonti rinnovabili per la salvaguardia del nostro ecosistema e a ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Si tratta di un’entità giuridica composta da cittadini, piccole e medie imprese ed enti locali che decidono di autoprodurre energia da fonti rinnovabili e di condividerla tra loro favorendo lo sviluppo locale, in uno scenario energetico che sostiene la generazione distribuita rispetto a quella centralizzata nei grandi impianti, al fine di produrre energia a chilometro zero. Le CER rappresentano un tassello fondamentale nel processo di evoluzione del sistema energetico, e su di esse l’Unione Europea ha già cominciato a puntare in modo evidente, per completare il piano di transizione energetica, con lo scopo di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e preservare l’ambiente. 

Nel contesto europeo, le CER sono ben disciplinate e strutturate in termini di normativa, ma ancora scarsamente diffuse a livello regionale. Nel nostro Paese, sono presenti cooperative storiche, dislocate soprattutto nell’arco alpino, e i primi approcci di CER sono rintracciabili addirittura intorno al 1800. Prima che prendesse avvio l’uso di energie rinnovabili, esse erano costituite con lo scopo di valorizzare le risorse del territorio locale e soddisfare i fabbisogni energetici della comunità, richiamando tradizioni millenarie di autogoverno comunitario della montagna. La crescita delle comunità energetiche è stata guidata dai progressi nelle tecnologie delle energie rinnovabili, dalla crescente consapevolezza della necessità di soluzioni energetiche sostenibili e all’emergere di nuovi modelli di business che consentono alle comunità e ai territori di beneficiare della condivisione e della collaborazione energetica. Le caratteristiche delle CER sono esplicitate nella prima Legge n. 8 del 2020 che ne definisce gli obiettivi e i benefici. Tra i benefici che possono derivare dall’implementazione di una CER i più importanti sono quelli di carattere ambientale, economico o sociale a livello di comunità. 

Alcuni dei motivi per cui le Regioni dovrebbero attivarsi nello sviluppo di questi modelli è la loro capacità di offrire energia a prezzi vantaggiosi, considerati i prezzi molto elevati delle bollette domestiche, e agli incentivi offerti dal PNRR. Inoltre, grazie alla produzione locale di energia e all’autoconsumo, i membri della comunità possono ridurre la loro dipendenza dai fornitori tradizionali di energia e dalle fluttuazioni del mercato energetico. Si ottiene così un notevole risparmio economico per i membri della comunità, contribuendo contemporaneamente a una maggiore stabilità e sicurezza energetica a livello locale, riducendo la dipendenza dall’estero. In effetti, le Regioni oggi rivestono un ruolo fondamentale nello sviluppo delle CER, perché sono enti vicini ai cittadini e sono ultimi attuatori delle politiche nazionali. Esse sono chiamate a supportare la costituzione delle CER sulla base di alcune caratteristiche legate alla partecipazione degli attori locali (per esempio chi coinvolgono) e in funzione dei benefici che riescono a generare. Inoltre, le Regioni possono svolgere attività di comunicazione e promozione nei confronti degli utenti finali per sensibilizzare sul tema, oppure effettuare attività di “sportello” per le pubbliche amministrazioni locali dirette interessate a costituire le CER. Le azioni messe in atto dalle Regioni nel promuovere lo sviluppo delle CER rientrano nel Goal 7 dell’Agenda 2030 “Energia Pulita ed accessibile” il cui obiettivo è combattere la povertà energetica ed accelerare sulle rinnovabili. Ogni Regione ha dovuto recepire la normativa nazionale sulle CER stabilendone il quadro di applicazione e le relative procedure. Allo stato attuale, a livello nazionale solo 15 regioni hanno sviluppato Leggi Regionali, stanziando in 13 casi anche importanti risorse, per oltre 30 milioni di euro sulla base dei fondi nazionali previsti dal PNRR e del bando nazionale di Fondazione con il Sud.

Secondo il Report Electricity Market 2023 dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, attualmente in Italia esistono circa 85 realtà di autoconsumo collettivo, tra cui 61 gruppi di autoconsumo e 24 comunità di energia. A titolo di esempio, nel seguito si considerano i casi di alcune regioni italiane.

La Lombardia è una delle regioni più virtuose, sia dal punto di vista operativo che normativo. Essa si è impegnata nello stanziamento di 20 milioni di euro in favore di comuni e altri soggetti pubblici con lo scopo di supportare gli enti dal punto di vista finanziario e tecnico nella costituzione delle comunità energetiche. La Regione Lazio ha stretto protocolli d’intesa con l’Università la Sapienza di Roma al fine di favorire attività di promozione e valorizzazione delle CER. Anche il Piemonte rientra tra le regioni più impegnate nello sviluppo delle CER grazie al suo forte impegno nel predisporre ed attuare un quadro di procedure fondamentali relative alla costituzione di una comunità energetica. La Regione Piemonte in accordo con Unioncamere Piemonte ha ideato un Infodesk Imprese, un servizio a supporto delle micro, piccole e medie imprese per valutare la possibilità di realizzare o aderire a una comunità energetica rinnovabile. Tra le regioni del Mezzogiorno, la Regione Calabria è una delle destinatarie del “Bando per le comunità energetiche e sociali al Sud”. Essa ha recentemente aggiornato la normativa regionale sulle CER introducendo la nuova L.R. n. 20 del 19 maggio 2023 che prevede, oltre ad un portale che offre informazioni specifiche sulla costituzione di una comunità, anche un supporto di tipo tecnico sulle attività di trasparenza e di valutazione delle medesime. Con la nuova definizione, di fatto entra in vigore il nuovo concetto di sviluppo sostenibile e di sistema regionale che favorisce idee come l’autoconsumo e l’autonomia energetica. 

Naturalmente si tratta di un processo lungo e articolato, anche se potenzialmente ricco di opportunità e vantaggi. Molte regioni si stanno prontamente adeguando per sganciarsi dall’utilizzo dei combustibili fossili a favore dell’energia rinnovabile, più a buon mercato ed accompagnata da nuove opportunità di business e occupazione. Grazie a questo nuovo modello si spera di favorire il risparmio economico per i membri delle comunità ed ottenere benefici ambientali, con la lotta alla povertà energetica, una maggiore efficienza nell’uso di energia e soprattutto l’apertura alla sharing economy. Sarà necessario sensibilizzare e comunicare adeguatamente i contenuti dell’idea di CER a cittadini, istituzioni e, ad attori dell’economia, e sensibilizzare rispetto ai grandi e generalizzati vantaggi, ambientali, economici e sociali, che da questo modello potrebbero derivare.

Ulteriori approfondimenti

  • Aura, C. (2022). Economia circolare e transizione energetica: le nuove sfide per le PMI. Franco Angeli. 
  • Legge regionale 19 maggio 2023, n. 20 Modifiche e integrazioni alla legge regionale 19 novembre 2020, N. 25 (Promozione dell’istituzione delle Comunità energetiche da fonti rinnovabili). (BURC n. 114 del 22 maggio 2023)
  • Rapporto 2024 sulle comunità energetiche rinnovabili. GSE, Legambiente, Comunità energetiche rinnovabili e solidali.
  • Parreño-Rodriguez, A., Ramallo-González, A. P., Chinchilla-Sánchez, M., & Molina-García, A. (2023). Community energy solutions for addressing energy poverty: A local case study in Spain. Energy and Buildings, 296, 113418.

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