27 Luglio, 2024

Da periferia dell’Europa a ecosistema dell’innovazione: il caso del cluster biomedicale di Galway

Tempo di lettura: 3 minuti

Galway è una città di medie dimensioni ubicata nella costa atlantica irlandese, a circa tre ore di auto dalla capitale Dublino. Nel 2022 Galway contava una popolazione di circa 80.000 abitanti, mentre l’intera contea arriva oggi a circa 270.000. Stiamo parlando, a tutti gli effetti, di una città equiparabile ad una media città di provincia italiana. Con una notevole differenza: Galway è un luogo remoto, difficile da raggiungere, e con una storia economica che per diversi decenni è stata caratterizzata da povertà e sottosviluppo. Fino a metà anni ’80, infatti, Galway e la sua provincia rappresentano una delle regioni più povere d’Europa. Da qui nel secolo scorso sono partiti centinaia di migliaia di Irlandesi alla ricerca di fortuna nella East Coast Americana, soprattutto a Boston, città ancora oggi simbolo nell’immigrazione Irish in USA.

Il legame tra Galway e gli Stati Uniti non è solamente legato ai flussi migratori e alle storie di povertà del secolo scorso. È un legame a doppio filo, che negli ultimi trent’anni ha portato sulle coste Atlantiche irlandesi ingenti investimenti stranieri da parte di multinazionali Americane. Attirate principalmente dall’abbondante disponibilità di manodopera a basso costo, oltre da una conveniente prossimità logistica, culturale e linguistica. La storia di riscatto di Galway parte da inizio anni ’80. Due sono le date che in particolare che segnano il destino moderno di questa città, il 1982 e il 1994. Sono i due anni in cui le multinazionali USA Medtronic e Boston Scientific aprono in città i primi stabilimenti produttivi nel campo del biomedicale, avviando di fatto la prima agglomerazione di attività manifatturiere in una regione fino ad allora priva di qualsiasi industria di trasformazione.

Nel giro di pochi anni, grazie anche agli effetti cumulativi delle economie di agglomerazione, i primi investimenti diretti esteri fanno da apripista a ulteriori flussi di capitale da parte di gruppi multinazionali operanti nel settore biomedicale. In meno di un decennio si struttura così a Galway un vero e proprio cluster industriale dove si producono beni complessi a basso costo, ma dove inizia anche a prendere forma il processo di upgrading dell’industria locale. Da addensamento locale di produzioni a basso costo, Galway diventa un luogo che attrae investimenti in qualificati centri R&D. In altre parole, un’evoluzione dall’originario distretto produttivo a ecosistema dell’innovazione di classe mondiale. Una manovra da manuale di politica economica e industriale del territorio, che si sviluppa attraverso un sofisticato e virtuoso processo di cooperazione pubblico-privato. 

La storia del successo di Galway racconta infatti dell’intersezione tra politiche industriali private (gli FDI da parte delle multinazionali USA) e politiche pubbliche attivate a livello regionale. In particolare, alcuni studi recenti (Giblin et al. 2021) hanno documentato la capacità dell’università di Galway di supportare l’avanzamento dell’industria produttiva locale attraverso l’avviamento di curricula dedicati alla formazione di tecnici e manager per il settore biomedicale. Man mano che le subsidiary delle multinazionali straniere iniziavano a familiarizzare con funzioni a maggior valore aggiunto, come ricerca industriale e sviluppo del prodotto, l’università locale ha saputo aggiornarsi per offrire alle imprese private la forza lavoro necessaria all’esecuzione di queste nuove funzioni.

Così, in un decennio, le filiali locali hanno completato un importante percorso di upgrading, trascinando con sé il cluster regionale e, soprattutto, abilitando un prezioso processo di spinoff con l’avvio di nuove imprese da parte di ex-dipendenti. Cruciale in questo processo è stato il ruolo giocato dalle istituzioni nazionali e, in particolare, da Enterprise Ireland, agenzia pubblica deputata a finanziare e supportare la costituzione di nuove startup domestiche. Anche grazie ad Entreprise Ireland, Galway è diventata sede di numerose imprese locali ad alto contenuto tecnologico che sono state fondate proprio da ingegneri un tempo impiegati nelle unità produttive delle multinazionali Americane. Da periferia remota europea a ecosistema innovativo. L’evoluzione economica dell’industria biomedicale di Galway offre numerosi spunti di riflessione per i distretti e le province manifatturiere italiane. 

Ulteriori approfondimenti

Buciuni G., Corò G. (2023). Periferie competitive. Lo sviluppo dei territori nell’economia della conoscenza. Bologna. Il Mulino.

Articoli correlati

Rinascita e innovazione sociale: storie di cambiamento di Luoghi Comuni

Luoghi Comuni ha trasformato spazi pubblici pugliesi in centri vitali di attività socio-culturali, stimolando la partecipazione giovanile e il rinnovamento comunitario. Attraverso la rivitalizzazione di spazi sottoutilizzati o in disuso, come l'Officina San Domenico e Casa Bachi, sono stati riempiti di attività immobili pubblici inutilizzati. Questi interventi hanno influenzato positivamente la vita di giovani e comunità locali, offrendo loro nuovi modi di interagire, imparare e crescere insieme.

Riuso e valorizzazione degli spazi pubblici urbani in Puglia: un breve excursus storico

La Regione Puglia da circa due decadi ha sviluppato un’azione che ha messo assieme Organizzazioni giovanili, Enti pubblici e Comunità locali per il recupero e la valorizzazione di spazi pubblici abbandonati o sottoutilizzati. È nata, così, una rete di luoghi per la creatività, l’espressione e l’educazione non formale dei giovani attraverso l’infrastrutturazione di spazi pubblici accessibili e attrezzati. Le iniziative hanno consentito di rafforzare nei territori, in particolare in quelli più periferici, la presenza di spazi pubblici con effetti positivi sulle comunità di riferimento e la creazione di nuove forme di collaborazione, relazione ed economia sociale sui territori.

Luoghi Comuni: una politica per promuovere processi di innovazione sociale. Conversazione con Antonella Bisceglia e Alessandro Delli Noci

Attraverso un’intervista alla Dirigente Antonella Bisceglia e all’Assessore Alessandro Delli Noci, si ricostruisce il percorso di “Luoghi Comuni, diamo spazio ai giovani”, misura di Regione Puglia nell’ambito delle politiche giovanili che ha accompagnato la costruzione di progetti di innovazione sociale in spazi pubblici sottoutilizzati, innescando la nascita di infrastrutture sociali e culturali di prossimità, punti di riferimento per i territori animati dal protagonismo giovanile.

Innovazione sociale per il futuro della città: l’esperienza di Palo del Colle (Bari)

Il Laboratorio Urbano Rigenera a Palo del Colle, Bari, ha trasformato un edificio riqualificato in un centro vitale per la comunità. Offrendo spazi gratuiti, Rigenera ha stimolato l’immaginazione e la qualità delle attività, collaborando con 48 realtà associative, start-up innovative e un incubatore di imprese culturali e sociali. Grazie a investimenti privati e pubblici, ha raggiunto la sostenibilità economica e creato nuove infrastrutture e un festival di comunità.

Tra pratiche e politiche: gli Spazi di Comunità come oggetto di policy

Negli ultimi dieci anni il dibattito sulla rigenerazione urbana ha visto emergere un oggetto la cui identità sfugge a letture tradizionali. Community hub, spazi ibridi, nuovi centri culturali, in alcuni casi solo spazi: esperienze che, attraverso forme di collaborazione tra cittadine/i, terzo settore e amministrazioni, mettono in atto processi di riuso di beni inutilizzati con finalità̀ socioculturali. La rilevanza della questione nel dibattito pubblico ha condotto il NUVAP a realizzare una ricerca valutativa per indagare dieci anni di relazione tra pratiche e politiche.