Due progetti avviati da Fondazione Riusiamo l’Italia in Basilicata nel 2022 per sperimentare nei territori rurali del Mezzogiorno metodi e approcci sul riuso creativo, temporaneo e partecipato. Il primo progetto denominato “Mappa delle opportunità ritrovate” è attuato per conto del GAL Cittadella del Sapere consiste in un processo di mappatura del patrimonio dismesso o sottoutilizzato. Il secondo progetto intitolato “Next Generation - Sant’Arcangelo Hub Giovani” ha lo scopo di valorizzare il talento e le competenze di giovani che possano supportare progetti di innovazione in campo sociale, culturale, ambientale e turistico. Le due esperienze definiscono un approccio ad alta vocazione generativa che richiede limitate risorse di adattamento sulle “cose” e maggiori investimenti sulle persone e sulle comunità, sul loro empowerment e sulla propensione a costruire nuovi modelli di sviluppo durevole e sostenibile.
I piccoli paesi appenninici ribollono di complessità e divengono luoghi fertili per territorializzare alternative culturali e socioeconomiche in tempi di transizione ecologica ed energetica. La dimensione di scala, i vuoti relativi e la posizione decentrata rispetto ai grandi centri antropizzati facilitano tali ambizioni. Attraverso la formazione di operatori di comunità, facilitatori territoriali e neo-popolamento si sperimentano trasformazioni ideologiche e materiali in spazi fragili e marginalizzati sul campo attraverso diversi progetti.
A San Vito dei Normanni, stiamo trasformando 50 ettari di terre confiscate alla criminalità organizzata in un’azienda agricola, ecologica e sociale capace di generare lavoro, benessere per la comunità e miglioramento dell’ecosistema. Rigeneriamo il suolo, promuoviamo economia circolare, aumentiamo la biodiversità, offriamo prodotti agricoli di qualità, favoriamo inserimenti socio-lavorativi, organizziamo eventi comunitari, sosteniamo la formazione tecnica e la ricerca scientifica, accompagniamo progetti agricoli promossi da giovani del nostro territorio. In tanti e tante, stiamo costruendo un originale hub rurale che vuole contribuire allo sviluppo locale dell’Alto Salento.
Il contributo intende fornire alcuni spunti di riflessione sul rapporto tra arte contemporanea e processi di riappropriazione, risignificazione e riattivazione di luoghi e paesaggi. Per orientarsi in un territorio tanto scivoloso si è scelto di seguire due traiettorie. La prima definisce in modo più preciso l’ambito di riferimento, l’artivismo. La seconda lo colloca in una dimensione fisica, ma anche e soprattutto concettuale, il paese. In questa prospettiva la Basilicata offre un punto d’osservazione privilegiato.
Attraverso il progetto ArtePollino Un Altro Sud, il settore pubblico, in Basilicata, si è fatto promotore, nel 2008, di un’iniziativa culturale e artistica in un’area che oggi siamo soliti definire marginale, periferica, un’area interna e quindi lontana dalle dinamiche di sviluppo. Nel 2019 è arrivata a essere parte attiva nella candidatura di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 e nel 2022 con il programma ArtePollino2022, tutto dedicato ai cambiamenti climatici.
A Stigliano, piccolo comune lucano, tra le punte più alte della montagna materana, le arti e la creatività si fanno promotrici di una nuova morfologia sociale e culturale. Sotto la spinta di iniziative giovanili, comunità, giovani studenti, ricercatori e aziende culturali locali, danno vita a strategie progettuali di rigenerazione urbana, economica e sociale. I nuclei storici spesso colpiti da eventi calamitosi, in lento abbandono, si trasformano in teatri di interazione creativa.
TAM (Tower Art Museum) è un museo di arte contemporanea in una torre medievale nei Sassi di Matera. TAM è un centro di produzione culturale, dove artisti nazionali e internazionali producono arte dalla contaminazione con il contesto locale.
TAM è il ribaltamento di MAT, perché ha l’obiettivo di portare a Matera nuovi contenuti culturali superando la narrazione di una città oltremodo legata al passato.
Il dibattito internazionale sul riuso adattivo dei luoghi del patrimonio culturale e sugli impatti multidimensionali che questi asset generano attraverso processi community-based rappresenta il contesto in cui si inserisce la sperimentazione SSMOLL: San Sebastiano del Monte dei Morti Living Lab. Il riuso dell’ex chiesa “dei Morticelli”, attivo nel centro storico di Salerno dal 2018, è un processo di ricerca-azione in cui il riuso di un bene comune diventa lo strumento per innescare comunità attive e sostenere le capabilites degli abitanti. Attraverso un percorso adattivo, il riuso del Bene ha determinato l’avvio di un più ampio processo di rigenerazione urbana esteso all’intero quartiere.
Il reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane è da anni oggetto di riflessione e costruzione di politiche pubbliche in diverse metropoli globali. L’insediamento e la crescita di imprese nel campo della manifattura digitale e del nuovo artigianato sono perseguiti allo scopo di contribuire al rilancio del ceto medio correlato a nuovi processi di rigenerazione. Tale tematica chiama in causa il rapporto fra aree urbane e territori produttivi che nel caso di Milano suggerisce nuove forme di divisione del lavoro fra il capoluogo lombardo e il Made in Italy su scala nazionale.
La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it
In anni recenti molti esponenti del mondo accademico e tra i policy makers si sono schierati contro la narrazione dominante che le zone marginali siano destinate ad un inesorabile destino di abbandono e lenta scomparsa. Esistono in realtà alcuni territori, che abbiamo definito ‘vibranti’, capaci di resistere alla tendenza allo spopolamento adattandosi alla loro perifericità. Comprendere quali siano gli elementi esogeni, o quali le risorse endogene su cui hanno fatto perno, diviene un importante fattore di conoscenza per chi ha la responsabilità di proporre strumenti per promuovere la coesione territoriale e ridurre le disparità territoriali.
La storia dell’ex Caserma Trieste racconta le politiche atte a riscattare quest’area abbandonata per farne un modello utile a realtà simili. Purtroppo, nel quadro geopolitico grandemente mutato, l’importanza del confine nord-orientale italiano assume un nuovo ruolo e la retrocessione dei luoghi ex-militari alle comunità locali è più così certa.
I piccoli paesi appenninici ribollono di complessità e divengono luoghi fertili per territorializzare alternative culturali e socioeconomiche in tempi di transizione ecologica ed energetica. La dimensione di scala, i vuoti relativi e la posizione decentrata rispetto ai grandi centri antropizzati facilitano tali ambizioni. Attraverso la formazione di operatori di comunità, facilitatori territoriali e neo-popolamento si sperimentano trasformazioni ideologiche e materiali in spazi fragili e marginalizzati sul campo attraverso diversi progetti.